La scuola che vorrei, la scuola del futuro
La scuola che vorrei. Riflessioni degli studenti di 3C Scienze Umane del Celio-Roccati di Rovigo.
La Scuola del futuro.
a cura di Angela Borgato, Silvia Mori, Ilaria Pavanello
È fallace considerare la scuola del futuro come qualcosa di remoto perché la riconosciamo in sistemi già esistenti e strutturati, come quella in uso nei paesi Scandinavi. Eppure la nostra sembra cristallizzata al 1923 della Riforma Gentile, considerata “la più fascista delle riforme” dall’allora capo del governo Mussolini. Innovativa e avanguardista per l’epoca, oggi è al limite dell’insostenibile. Appare inefficace nella selezione delle materie di studio, dei programmi scolastici, del personale docente, incapace di comprendere le esigenze dello studente, della società e di un mercato del lavoro sempre più dinamico che poco può soffrire un modello tanto rigido di istruzione (o educazione, come la chiamano gli anglosassoni). Ora, come immaginiamo la scuola del presente?
LA SCUOLA CHE VORREI
La scuola che vorrei dovrebbe essere più creativa, integrare alle lezioni mattutine anche attività o sport pomeridiani, diminuendo poi i compiti assegnati per i giorni successivi. Sarebbe bello trasformare le lezioni in dibattiti tra professore e alunni utili a condividere opinioni e pensieri al fine di conoscersi meglio e creare un rapporto più solido. Vorrei che il rapporto tra professori e alunni cambi e diventi più umano, con professori più aperti a parlare con noi e più comprensivi. Un rapporto fatto di rispetto reciproco mantenendo comunque il distacco professionale, senza che il professore schiacci l’alunno con la sua autorità e la sua consapevolezza di avere più potere decisionale.
Sarebbe bello che a scuola ci fosse più libertà nell’abbigliamento; noi ragazze non possiamo mettere canottiere e pantaloncini quando fa caldo, mentre i ragazzi sono più agevolati. Mi piacerebbe una scuola più libera e meno pesante, vorrei che tutta l’ansia che ho costantemente ogni giorno si trasformi in tranquillità e calma.
I metodi di insegnamento dovrebbero essere originali, dinamici, basati sulla concretezza e con esempi di vita quotidiana per rendere anche gli argomenti più complessi, semplici e attuali.
La scuola che vorrei valorizza le differenze, invece ciò che accade è la paura di esprimere un parere diverso, o addirittura sbagliato. Di conseguenza si ha paura di essere considerati strani, per non ricevere critiche o giudizi da parte di chi si limita a guardare solo l’apparenza.
Bisogna indurre anche chi è più in difficoltà a far valere le proprie idee perché ognuno è speciale a modo proprio.
Il sistema scolastico italiano, differisce molto da quello degli altri Stati; in Italia, infatti, è necessario scegliere un percorso di studio preciso già al termine della scuola secondaria di primo grado, mentre nella scuola olandese ad esempio, si è tenuto frequentare obbligatoriamente alcuni corsi.
Per il resto degli anni si può scegliere le materie che attirano maggiormente. Nella scuola del futuro quindi, ci piacerebbe venisse applicato un sistema alternativo in linea d’onda con i precedenti, con l’integrazione di progetti, lavori di gruppo ed esperienze in laboratorio
La scuola che vorrei
a cura di Eva Rabacchin e Irene Fama
Molto spesso ci viene chiesto se il modello scolastico attuale italiano combaci con i nostri desideri. Non sempre è così. Il sistema scolastico del nostro paese fornisce una preparazione generale su un po’ tutti gli ambiti, anche se a volte pare che terminato il ciclo di istruzione superiore, sembra di non avere davvero gli strumenti necessari per affrontare la vita lavorativa.
Ci piace pensare che la scuola italiana potrebbe prendere esempio dal modello seguito negli Stati Uniti d’America, su un po’ tutti i fronti. Ad esempio, il materiale didattico quali i libri di testo sono gratuiti e quindi accessibili a tutti, anche a chi non ha sufficiente disponibilità economica. Gli studenti sono molto più liberi di organizzare il proprio studio e il proprio percorso formativo, come mostra la vasta gamma di corsi che le scuole offrono. Ad esempio, è possibile scegliere un percorso prettamente matematico, inserendo anche qualche ora di ceramica o musica.
La scuola che vorrei non si focalizza solamente sullo svolgimento dei corsi, ma anche sulla vita quotidiana degli studenti, che spesso e volentieri praticano svariati sport, anche a livello agonistico. La scuola che vorrei premia gli studenti che si impegnano nel portare avanti una disciplina sportiva, anche con borse di studio che permettono di sostenere le grosse spese che si devono affrontare per pagare le università statunitensi, i cosiddetti “College”. In ogni caso, anche la scuola italiana offre la possibilità a studenti meritevoli di ottenere borse di studio, ma certamente non è così semplice.
Quello che ci piacerebbe vedere all’interno della scuola è più collaborazione tra compagni e soprattutto professori. In America, ad esempio, vi sono tutor o consulenti che aiutano gli studenti a scegliere i percorsi formativi più adatti alle loro attitudini. Purtroppo alla tenera età di 14 anni, abbiamo dovuto scegliere fra svariate scuole con percorsi assolutamente diversi, quando invece a quest’età non sappiamo se quello che coincide con i nostri desideri lo sarà anche in futuro.
Forse è arrivato il momento che anche il modello d’istruzione italiano apporti qualche modifica, dato che ormai sono anni che rimane legato a vecchie tradizioni ormai datate e superate. Il cambiamento non può partire né solo dagli insegnanti né da soli studenti. Tutti quanti dobbiamo collaborare per creare un modello scolastico che possa aiutare a formare futuri cittadini del mondo consapevoli, che possano orientarsi senza timore e senza dubbi. Che senso ha basarsi su una istituzione passata e obsoleta che istruisce uno studente che poi dovrà interfacciarsi col futuro?