Cento candeline per Gianni Rodari
a cura di
Giorgia Brandolese, giornalista e attrice
Non avevo mai sentito raccontare la vita di un Ragno postino, per giunta Zoppo, fino a quando non lessi Le avventure di Cipollino. Avevo circa 8 anni e da quel momento capii che una penna su di un foglio può far accadere miracoli. Gianni Rodari compie cent’anni, ma ne festeggerà ancora altri duecento o trecento poiché mai finiranno di stupire le sue follie narrative, la sua intrigante ironia tanto per grandi quanto per piccini, la sua infinita fantasia.
Aspettavo con ansia questo 2020 perché sapevo sarebbe stato il Suo anno. E con immenso stupore, come nelle migliori fiabe, un sogno è diventato realtà: quello di portare a teatro la magia del padre delle Favole al telefono e di tantissime meravigliose filastrocche. Tutto è partito dall’associazione culturale Renzo Barbujani con la quale, in qualità di coordinatrice del corso di Scrittura Creativa, ho potuto dedicare un anno intero, con entusiasmo da parte di tutti i valorosi “studenti”, all’elaborazione scritta e allo studio teorico della favola, partendo dapprima dal mito esiodeo d’antica memoria per poi arrivare alle favole esopiche.
E in un percorso di animali, personaggi inventati e morali, si è approdati a conoscere la letteratura d’infanzia, trasformando la favola in un contenuto leggibile anche dai più piccoli, cambiamento epocale concretizzatosi grazie all’intuito geniale di Rodari, con il quale si è definitivamente compreso quanto un libro letto nei primi anni di vita possa diventare fondamentale per l’intera esistenza. Da queste suggestioni è derivata la scrittura di un vero e proprio testo teatrale, messo in scena con Minimiteatri. Sotto la direzione artistica di Letizia E.M. Piva e con in mano il testo realizzato a più mani, è stato possibile arrivare all’atto scenico, quel passo in più che serviva per dare un senso altro alla scrittura rodariana.
Ed ecco che lo scorso anno, in una fredda domenica di dicembre segnata dalla neve dei giorni precedenti, come per incanto i Pensieri di Gianni Rodari hanno preso vita sul palco del piccolo Teatro del quartiere San Bortolo che per l’occasione ha accolto bambini, mamme, papà, ma anche nonni e zii. In scena lo stesso Rodari che quasi come un maestro concertatore cercava in ogni modo di dare una direzione ai propri pensieri, tutti ribelli, folli, pieni di colori e di immagini nel candore delle loro vesti.
Ogni parola, ogni verso ha preso vita e dalla lettura di uno scritto, è stato possibile passare alla rilettura in un contesto teatrale. Ad unirsi due archetipi dell’umanità: da un lato la favola e la rima, di greca memoria, dall’altro il teatro, il rito d’ogni tempo e d’ogni luogo. Filafilastrocca, strocca filafila, filastrocca saltami addosso, fila tu che io non posso… Sono le parole che questa magia hanno creato. Insieme ad alcune delle belle Novelle di Pirandello e a certi avvincenti e divertenti Racconti di Giovannino Guareschi, la rilettura rodariana è stata poi protagonista di alcuni momenti di leggerezza, donati al pubblico attraverso i canali di Rovigoindiretta.it. Nei giorni più difficili del lockdown, nei mesi primaverili, Minimiteatri ha infatti voluto portare le proprie voci, attraverso i mezzi multimediali, nelle case delle famiglie che hanno accolto con partecipazione tutte le proposte e, per i più piccoli, le filastrocche e i dolci racconti tratti dallo spettacolo 100 Gianni Rodari, fiabe, favole e poesie per anime belle.
La penna di Rodari ha un senso d’immortalità. Ha quella leggerezza che non pesa, che aiuta alla riflessione tra una risata e l’altra. Porta in sé il grande compito d’educare, di mostrare la realtà attraverso la fantasia. Incoraggia ad affrontare con coraggio la vita, dando prova che non basta ciò che vediamo, ma serve volare sempre più in alto per arrivare a cogliere un pezzettino di felicità. E quindi… Buon compleanno, Gianni Rodari! È passato un secolo dalla tua nascita, ma sarà l’eternità a ricordarti. Perché tutti noi abbiamo parole per fare il solletico, ma ci servono (sempre più) parole per amare. Per amare gli altri. Noi stessi. La meraviglia infinita del mondo che ci accoglie. E anche te, caro Gianni, senza il quale mai avrei pensato di alzare la cornetta del telefono per raccontare la storia di Alice Cascherina a qualcuno.