Tornare a scuola ai tempi del Covid-19
Eccoci, dopo oltre 6 mesi, davanti ai cancelli delle scuole dei nostri figli, emozionati come fosse il nostro primo giorno, preoccupati come mai prima… Abbiamo letto i documenti che la scuola ci ha fornito, firmato il patto di corresponsabilità, eppure sono ancora tanta le incertezze.
La dottoressa Flora Marino, responsabile del reparto di Infettivologia pediatrica dell’ospedale di Rovigo, ci aiuta a dissipare qualche dubbio.
Se il bambino ha la febbre superiore a 37,5 è obbligatorio tenerlo a casa da scuola, ma se invece la temperatura fosse 37,3 o 37,5 che si fa?
Se il genitore ha la sensazione che il bimbo non stia bene, indipendentemente dall’avere qualche linea di febbre in più o in meno, è buon senso tenerlo a casa ed avvisare il pediatra curante. Nella scelta il genitore deve lasciarsi guidare non solo dalla temperatura corporea quanto dalle condizioni cliniche generali del bimbo che ben conosce e che è abituato a considerare. La temperatura è infatti solo uno dei componenti che definisce il malessere di un paziente e neanche il più importante. Al contrario se il bimbo è in buone condizioni e non lamenta altri sintomi, deve andare a scuola. La ripresa delle relazioni sociali con i coetanei rappresenta infatti per un bambino un elemento fondamentale per la sua crescita.
E se non ha la febbre, ma la tosse o il moccolo al naso?
E’ vero che il mal di pancia ed il mal di testa possono essere sintomatologie da Covid-19? Nell’attesa di una valutazione chiara o dell’esito di un tampone, come curiamo il bimbo?
I sintomi più comuni di Covid-19 nei bambini sono la tosse (tipicamente secca, stizzosa, insistente), la febbre, la rinite e i sintomi gastrointestinali (presenti nel 30% dei bambini con Covid-19). Esistono poi molti altri potenziali modi in cui può presentarsi: perdita del gusto e dell’olfatto, dolore addominale, cefalea, mal di gola, difficoltà respiratoria. Ad eccezione della perdita di gusto e di olfatto, caratteristiche del Covid 19, in presenza delle quale si può essere abbastanza sicuri che si tratti di coronavirus, gli altri sintomi sono gli stessi che caratterizzano altre malattie stagionali. Per provare ad orientarsi un po’ nella diagnosi differenziale è possibile considerare questo concetto: se i sintomi si presentano singolarmente (ad esempio solo rinite, solo febbre, solo vomito e diarrea) è verosimile che siano espressione di una infezione stagionale virale e non di Covid-19, se si manifestano insieme invece è giusto sospettarla. Il trattamento sintomatico resta comunque quello consueto. Nessuna controindicazione, nell’attesa di una valutazione pediatrica o dell’esito del tampone, ai trattamenti sintomatici abituali (paracetamolo per febbre e dolore, lavaggi nasali con soluzione fisiologica nei lattanti con rinite, terapia aerosolica con broncovaleas nei bambini con broncospasmi ricorrenti etc).
Poniamo che il genitore tenga a casa da scuola il suo bimbo, perché lamenta forte mal di gola e qualche linea di febbre. A quel punto che cosa deve fare? Chiama il pediatra o si reca al Pronto Soccorso?
Il pediatra può fare i tamponi ?
Il genitore deve contattare telefonicamente il pediatra curante o il medico di Medicina generale per la valutazione clinica del caso, il quale in caso di sospetto Covid-19, non eseguirà il tampone direttamente, ma richiederà tempestivamente la sua esecuzione al Dipartimento di Prevenzione. Quest’ultimo provvederà direttamente a contattare il genitore e a organizzare il test diagnostico che verrà eseguito presso il reparto di Pediatria solo nei bambino di età inferiore a 2 anni.
E se un bimbo necessitasse di ricovero, proprio perché positivo e malato, resterebbe in isolamento, anche lontano dai genitori? In quale struttura?
Qualora si rendesse necessario il ricovero, in caso di età inferiore ad 1 anno (pazienti a maggiore rischio di malattia respiratoria severa), sarà previsto il trasferimento presso il centro di riferimento pediatrico regionale di Padova, in caso di età superiore, invece, verrà valutata la sede del ricovero, in base a clinica e disponibilità di posti letto.
Sarà ovviamente garantita la permanenza continuativa in stanza (singola, con bagno dedicato e possibilità di isolamento respiratorio) di uno dei genitori o di un altro accompagnatore adulto scelto, anche qualora anch’esso risulti positivo, salvo presenza di sintomatologia importante.
Si è sempre detto che i bambini sono meno suscettibili di contrarre infezioni da Covid in forma grave, è ancora così?
Anche prevedendo una maggior circolazione del virus legata alla riapertura delle scuole e all’inevitabile maggior socializzazione, i rischi per la salute dei bimbi restano al momento ancora trascurabili. In questi mesi l’epidemiologia del virus ci ha infatti dimostrato su ampi numeri che la maggior parte dei bambini che contrae il virus resta asintomatica o mantiene sintomatologia lieve-moderata. Pochi sono i casi che richiedono una ospedalizzazione e riguardano prevalentemente la fascia di età inferiore ad 1 anno che è a maggiore rischio di avere una malattia respiratoria più impegnativa e i bambini di qualunque età che presentino condizione sottostante di comorbidità (patologia cardiovascolare, polmonare etc).
E’ opportuno fare il vaccino antinfluenzale?
Quest’anno, vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di SARS-CoV-2, Aifa e Ministero della Salute hanno anticipato l’avvio della campagna vaccinale già a inizio ottobre, per minimizzare il rischio di contagi visto che la protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo l’esecuzione. La vaccinazioni antinfluenzali, sarà infatti parte integrante della nostra strategia anti-Covid per decongestionare gli ospedali e ridurre il numero di persone con sintomi simili che impongano di escludere un’infezione da Covid-19.
Quest’anno è quindi raccomandata la vaccinazione antinfluenzale oltre alle persone a rischio e agli operatori sanitari, anche a tutti i bambini con età superiore a 6 mesi che in particolare frequentano comunità scolastiche, ai loro familiari e ai familiari dei bambini con meno di 6 mesi di vita.
In supporto a questa raccomandazione mi piace segnalare uno studio recente pubblicato su un’importante rivista scientifica (Journal of Medical Virology) che ha evidenziato un tasso di letalità
del Covid-19 più basso tra le persone vaccinate per l’influenza.
Per approfondire l’argomento e non cadere nella terribile rete di qualche fake news cosa possiamo leggere?
Per i genitori che volessero approfondire l’argomento, consiglio di scaricare dal web un documento stilato di recente dall’Istituto Superiore di Sanità “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”
In questo documento, rivolto essenzialmente agli operatori nel settore scolastico e nei Dipartimenti di Prevenzione, vengono fornite indicazioni pratiche per la gestione di eventuali casi e focolai di SarS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia tramite l’utilizzo di scenari ipotetici (bambino o insegnante con aumento della temperatura corporea o altro sintomo compatibile con infezione da SarS-COV-2 a scuola o a domicilio).