Dad e Prof. La testimonianza
Di didattica a distanza continuiamo a parlare: perché è il modo con cui la scuola ha risposto all’obbligo del distanziamento sociale; perché è diventata un appuntamento della quotidianità dei nostri figli; perché spesso è fonte di stress per molti genitori e perché, lo sappiamo, questa più che didattica a distanza è didattica di emergenza e come tale speriamo abbia presto fine. Nell’attesa di poter tornare in aula presto, continuiamo a raccogliere gli interventi di esperti e le testimonianze di docenti che in questi lunghi mesi, la Dad, l’hanno sperimentata davvero.
Dad nella giornata di un prof.di sostegno
a cura di
Barbara Loro, insegnante di sostegno scuola secondaria di II grado
Scherzando con mia figlia, spesso, le dico che mentre tutti gli altri vanno al lavoro io, a 40 anni suonati, ho il privilegio di andare ancora a scuola: ad insegnare e ad imparare. La scuola, oltre a rappresentare il mio posto di lavoro, è anche e soprattutto un ambiente stimolante che favorisce la nascita di legami e relazioni di fiducia e permette alle idee di circolare, contagiando e arricchendo quotidianamente chi ne fa parte. L’ idea che la scuola non sia solo un luogo fisico, ma anche e soprattutto un luogo mentale mi ha salvato durante questo difficile periodo passato tra le mura domestiche davanti allo schermo di un PC. La cosa che maggiormente mi premeva, soprattutto all’inizio di questa emergenza, era ricucire con i miei studenti in quella connessione che il covid19 aveva interrotto improvvisamente. Avvertivo che la prima vera necessità per me e per loro, era ricreare quella comunità accogliente che non è fatta di mattoni e di aule, ma soprattutto di spazi mentali, di ascolto e di supporto. Il disorientamento e lo straniamento profondo avvertito da tutti a causa della pandemia sommati alle difficoltà informatiche, ai problemi di connessione, al mare magnum delle piattaforme, all’incertezza generale, alla remota ma pur sempre forte speranza di ritornare alla normalità, ci hanno messo a dura prova, rendendoci ancora più bisognosi di aiuto, di solidarietà e di sostegno…tutti senza distinzioni.
Il desiderio di ricreare quella sensazione di calore, di conforto, di certezza, di quotidianità che l’andare a scuola tutte le mattine dava a me e ai miei studenti, mi ha permesso di ritrovare quel fil rouge che teneva unite le nostre giornate scolastiche.
Risolte dunque le problematiche legati alla strumentazione, insieme abbiamo imparato ad accettare questa nuova condizione e a reagire al cambiamento. Dopo quasi tre mesi ormai pronunciamo e utilizziamo con discreta disinvoltura link, mail, hot spot, drive, password, account…e ogni mattina, puntuali, ci vediamo come facevamo quando a scuola ci si andava veramente.
Le videolezioni che svolgo con i miei studenti sono programmate durante tutto l’arco della settimana e prevedono per ognuno di loro, quotidianamente, una materia differente. Il planning stilato però è estremamente flessibile e può essere modificato a seconda delle esigenze dello studente e delle sue richieste, prevedendo qualche collegamento in più, di solito in orario pomeridiano, qualora necessiti di supporto per svolgere delle consegne o per un ulteriore ripasso. Personalizzazione, semplificazione e flessibilità sono tre vocaboli necessari che devono far parte del dizionario di un insegnante di sostegno, in particolar modo in questo periodo così particolare.
Le lezioni personalizzate che svolgo con i miei studenti hanno una durata inferiore rispetto a quelle svolte a scuola in presenza, ma decisamente più concentrate. La strumentazione moderna e tecnologica che in questa quarantena ci ha confortato, venendoci incontro e permettendoci di non interrompere il processo di insegnamento- apprendimento non è però riuscita a farmi dimenticare del tutto gli strumenti tradizionali che caratterizzano da sempre il mio lavoro. Così, il mio frigo è diventato una vera e propria lavagna; calamite magnetiche sostenevano dei fogli A3 che servivano per spiegare esercizi, fare mappe, scrivere regole o parole inglesi. Puntavo la telecamera del mio pc fissa sul foglio mentre dall’altra parte dello schermo lo studente di turno prendeva appunti. Sono consapevole che è possibile condividere il desktop e anche creare una lavagna virtuale interattiva, ma a volte ancorarsi a qualche ricordo del passato ci fa affrontare meglio i cambiamenti. Proprio questi ultimi ci hanno attivato, docenti e discenti, spronandoci a sviluppare quelle competenze informatiche delle quali molti di noi, io in primis, eravamo totalmente a digiuno. Anche per i miei studenti è stato utile imparare, spesso grazie alla mediazione di noi insegnati, a mandare una mail, crearsi un account, scaricare un’applicazione, inviare materiale tramite il registro elettronico o scaricare materiale dalla didattica, svolgere un compito con moodle.
Questa nuova modalità di insegnare inoltre, anche se viene definita didattica a distanza, in realtà le distanze le ha accorciate, ha avvicinato le nostre vite: la mia e quella dei miei studenti. Questi ultimi sono entrati virtualmente nella mia cucina, hanno talvolta visto passare sornione il mio gatto, sbirciato le foto di mia figlia appese alla parete o ascoltato la voce di mio marito che mi salutava prima di uscire perché non ero riuscita a disattivare l’audio tempestivamente, ma anch’io ho visto il soggiorno dei miei studenti, i genitori passare dietro la loro sedia per riordinare la biancheria o sentito abbaiare il loro cane. Ecco che oltre allo scambio di conoscenze, di nozioni e di gesti consueti tipici dell’ambiente scolastico si è aperto un varco, uno spazio più ampio che ha accresciuto ulteriormente la nostra relazione. Anche le chat di classe sono un valido mezzo per farci sentire meno soli e creare quel clima di solidarietà che ci ha permesso di mantenere vivo un senso forte di appartenenza. Il gelo di uno schermo deve essere stemperato da una vicinanza costante da parte di noi insegnanti, seppur virtuale, soprattutto per i ragazzi con bisogni educati speciali. Per molti di loro infatti la scuola rappresenta la loro principale finestra sul mondo, il modo per incontrare i pari e condividere esperienze.
Lo studente con bisogni educativi speciali, inoltre, con la DAD a volte si deve impegnare in misura doppia, in quanto oltre a partecipare, insieme ai compagni, alle videolezioni tenute dal docente curricolare viene coinvolto anche in attività personalizzate, collegandosi singolarmente con il docente di sostegno il quale, dopo aver semplificato i materiali o parcellizzato i contenuti trattati dai colleghi di materia, mette in atto l’intervento più idoneo affinchè lo studente possa apprendere efficacemente. Questi momenti individualizzati sono previsti anche per rivedere argomenti in vista di una verifica, fissare contenuti o creare mappe per memorizzare in modo più adeguato alcuni concetti. E’ fondamentale che i due momenti, quello condiviso con la classe e quello personalizzato, coesistano, si intreccino e si completino in quanto entrambi si rivelano estremamente importanti per la crescita sociale e culturale degli studenti con bisogni educativi speciali. La lezione collettiva oltre alla valenza squisitamente didattica, ha anche un valore inclusivo, soddisfa l’esigenza, che tutti sentiamo oggi più che mai, di sentirsi parte di un gruppo e di una comunità, permette il confronto e la condivisione. La lezione individuale invece aiuta gli studenti a superare eventuali difficoltà scolastiche disponendo di tempi differenti e attraverso interventi mirati. La personalizzazione di una programmazione è come un abito e per questo deve essere cucita sullo studente rispettando le sue misure.
Le esigenze degli studenti a cui ci dedichiamo noi docenti di sostegno sono estremamente differenti e per questo richiedono anche una diversa programmazione. Quest’ultima può essere molto aderente al programma svolto in classe ma anche differenziata per contenuti e metodi. In questo secondo caso la DAD è stata impostata sulla base del PEI, ovvero un piano educativo individuale attraverso il quale il Consiglio di classe stabilisce gli obiettivi da raggiungere e gli interventi più efficaci da mettere in atto in vista di un progetto di vita futuro dello studente. Con gli alunni che necessitano di una maggiore personalizzazione del percorso, cerco, anche a distanza, di potenziare quelle competenze necessarie a far acquisire loro una maggiore autonomia, impostando una didattica legata, in particolare, a dei compiti di realtà. Inoltre, un pomeriggio a settimana in collaborazione con alcuni colleghi del team di sostegno, assistiti da una docente esperta, coopero e partecipo alla realizzazione di un laboratorio manuale al quale con piacere hanno aderito sia gli studenti sia le loro famiglie. L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo al punto che un genitore ha sottolineato quanto questa esperienza, iniziata in ambiente scolastico, sia proseguita aggiungendo l’entusiasmo di farlo in famiglia. Il laboratorio si intitola “Wow! Che cucina” e prevede la creazione di vere e proprio opere d’arte partendo da semplici ingredienti per la preparazione di simpatici aperitivi a tema. L’idea di questa esperienza nasce dall’esigenza di dare una continuità ai laboratori che già venivano svolti nel nostro Istituto prima dell’emergenza; queste attività di tipo esperienziale sono fondamentali perché aggiungano qualcosa in più al percorso scolastico tradizionale in quanto il “saper fare” e la sperimentazione permettono di allargare i confini dell’esperienza.
Infine, noi insegnanti di sostegno, essendo contitolari della classe, abbiamo il compito non solo di partecipare alle attività formative programmate per l’intero gruppo, ma anche di supportare tutti gli studenti. Durante la DAD infatti, come succedeva in presenza, alcuni studenti del gruppo classe mi contattano chiedendomi di ripassare insieme qualche argomento, rivedere qualche concetto particolarmente ostico o semplicemente per fare esercizio e consolidare i contenuti appresi. La riservatezza garantita dalla Dad ha favorito l’avvicinamento di quegli studenti più timidi che per imbarazzo o disagio erano timorosi a chiedere aiuto. A seconda delle esigenze degli studenti organizzo quindi videolezioni individuali, per piccoli gruppi equilibrati o per gruppi eterogenei.
La DAD è stata per tutti un’avventura faticosa, ma anche per certi versi affascinante. Una sfida che, bisogna riconoscere, la scuola ha saputo cogliere: rimboccandosi le maniche è riuscita a digitalizzare in tempi record una buona fetta del Paese. Questo periodo è un evento che ricorderemo di sicuro tutti, che sarà riportato sui libri di scuola e che un’altra generazione di studenti leggerà e studierà. Le videolezioni, forse diventeranno parte integrante del nostro lavoro. Tuttavia, il calore di una lezione in presenza difficilmente potrà essere sostituita dalle nostre immagini sfocate proiettate sullo schermo di un pc.
Barbara Loro
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