In Abbazia a respirare la storia antica
All’Abbazia di S.M. della Vangadizza, ci si può arrivare da Via Cigno, la via dell’unico cinema di Badia Polesine, oppure da piazzale Carlo Alberto dalla Chiesa, un’ampia zona verde e ben curata.
A volerne l’edificazione furono i signori di Ferrara. Arrivarono in questa terra attraverso quello che era considerato l’autostrada del tempo: l’Adige. Come fecero in altre occasioni, gli Estensi donarono la terra su cui sorge ora il complesso abbaziale ai monaci benedettini che si impegnarono in un’intensa opera di bonifica e riqualificazione delle aree intorno. Poi, intorno al 1200 cedettero ai Camaldolesi. Bastano poche informazioni per avere un’idea dell’importanza storica del luogo. Parlare e sentir parlare dell’Abbazia di Santa Maria della Vangadizza di Badia è capitato certamente a tantissime persone, ma chi può dire di conoscerlo bene? Pochi se si escludono gli studiosi che in tanti anni hanno affrontato questa storia. E pochi sanno che dentro le sue mura c’è un cuore che batte. E quel cuore è il Sodalizio Vangadiciense, fondato nel 1970, custodisce una fetta importante dell’archivio della Vangadizza ed è sempre disponibile a raccontare la storia dell’ex monastero. Vi lavorano studiosi, archivisti, storici locali.
Le fonti principali per ricostruire la storia del monastero sono: il manoscritto del monaco don Severo Senesi, nato a Badia Polesine verso il 1550, a cui seguono altri due codici. Il “codice Picinalli” che arriva a descrivere gli avvenimenti dell’abbazia fino al 1702 Il “codice d’Espagnac”, sul cui testo si avvicendano varie mani di monaci fino al 1789, anno della soppressione del monastero.
Non c’è una data precisa di fondazione del monastero ma sappiamo, dalle prime donazioni, che si può fissare prima dell’anno Mille e che imperatori (tra cui Federico I Barbarossa e Federico II di Svevia), papi (Silvestro II che nel 1001 attribuì all’abate della Vangadizza il titolo di vescovo e quindi diede vita alla diocesi vangadiciense), nobili e signori, l’hanno coperta di privilegi, donazioni, protezioni. Il monastero dipendeva direttamente dal papa perché aveva ottenuto il privilegio Nullius diocesis. Il lavoro dei monaci benedettini fu importantissimo per la bonifica delle terre d’intorno e per restituire forza alle attività economiche. Intorno al 1200 ai monaci benedettini subentrarono i Camaldolesi.
Nel XV secolo, il periodo di maggior splendore del monastero, l’abbazia aveva giurisdizione su vastissimi territori polesani ed anche bolognesi, veronesi e padovani. Il borgo su cui sorgeva assunse il nome di “Terra di Badia”, da cui Badia e molto più tardi Badia Polesine. Era una specie di città fortificata protetta da canali d’acqua tra il grande fiume Adige ed il canale artificiale Adigetto, e vi si accedeva solamente attraverso tre ponti.
Il monastero allora non fu soltanto un luogo religioso ma anche una grande potenza economica basti pensare che fra il 1500 e il 1600 l’Abbazia della Vangadizza era quella con il maggior potere economico fra quelle della terraferma della Serenissima Repubblica di Venezia.
I Camaldolesi ressero l’importante abbazia fino alla soppressione, disposta con decreto Napoleonico del 1810.
Dal 1985 è di proprietà del Comune di Badia Polesine che da alcuni anni sta portando avanti un importante intervento di riqualificazione degli spazi interni del monastero dove, secondo i programmi, oltre alla sede del Sodalizio vangadicense, sarà ospitata la biblioteca civica con ampio spazio dedicato ai bambini. Bisogna attendere ancora qualche mese… per riscoprire e poter vivere tutti gli spazi dell’antico monastero.
Nell’attesa, si può continuare a godere di un’aria dal sapore antico e potente che si respira in piazza della Vangadizza, antistante a quel che resta della chiesa di Santa maria della Vangadizza. Lo sguardo è catturato da due sarcofaghi. Custodiscono le spoglie dei membri della famiglia Estense, fondatori del monastero di Badia, che qui vollero farsi seppellire.
Si tratta di Azzo II d’Este e della moglie Cunegonda. Forse non lo sapete ma oltre ad essere signori di Ferrara furono i capostipiti degli Hannover, la famiglia dalla quale discendono gli attuali regnanti inglesi. E questo rende ancora più interessante il luogo. Dentro al monastero hanno operato filosofi, musicisti, personaggi di grande cultura. Da questo luogo è uscito pure un Papa: Pietro Ottoboni divenuto Papa nel 1689 con il nome di Alessandro VIII. Vale la pena entrarvi per riappropriarsi di un passato straordinario in cui Badia Polesine era centro importante di potere e prestigio.
Oggi quello che è visitabile è il bel chiostro a pianta trapezoidale, che risale al 1200 a cui si accede attraverso un portale gotico. Entrati, non si può non ammirare la loggia superiore aggiunta nel 1400 con colonnette in marmo di Verona. Attraverso un elegante portale in marmo rosso di Verona, si accede al refettorio ed al giardino dell’Abate, dove d’estate si tengono gli spettacoli all’aperto. Pochi resti rimangono di quella che un tempo fu la chiesa dell’Abbazia. Intatta è invece la cappella laterale dell’ex chiesa dedicata alla Beata Vergine della Vangadizza costruita nel XV secolo.
A due passi dall’ingresso del chiostro una gelateria bar, ben attrezzata, con tavolini all’aperto e immersa nel verde, è un angoletto ideale dove fare una pausa e riflettere un po’.
Per prenotare una visita guidata: sodaliziovangadizza@libero.it, 3477242810
a cura di
Paolo Aguzzoni
giornalista e storico