Così è Natale: cercare, stupirsi, camminare insieme

Come vivere oggi il Natale? Come farlo vivere a nostri ragazzi?
Due domande per nulla scontate perché chiedono a noi di mantenere insieme la tradizione e il motivo per cui questa è nata.
Vorrei, con voi, riscoprire le motivazioni facendo un viaggio ideale tra i personaggi del presepe. Un percorso, breve, tra i volti di quei personaggi che tante volte, in casa, insieme ai nostri piccoli poniamo accanto alla capanna, tra muschio, paglia, carta crespa e cieli stellati.
Le statuine del presepe, non sono realizzate a caso, ognuna di esse parla e racconta una storia, raccoglie nell’espressione del volto e del corpo un atteggiamento con cui vivere il Natale.

Il pastore con la lanterna. Nel nostro presepe non manca mai il pastore con la lanterna. È l’uomo pellegrino, il viaggiatore, colui che ricerca la strada. Ci suggerisce l’atteggiamento della ricerca. Il pellegrino, il viaggiatore è l’uomo che rimane in ricerca, che non si accontenta di ciò che ha trovato. Non gli basta il Natale di sempre, non gli basta sapere che a Betlemme due millenni fa, è nato un bambino.
L’uomo con la lanterna è colui che si interessa di quel bambino, si chiede chi sia quel piccolo nato nella povertà, fragile segno di qualcosa di più grande che magari non si comprende fino in fondo. Occorre quindi guardare oltre la luce della propria lanterna, oltre il bagliore del “già capito”.

Occorre tornare a stupirsi.
É questo l’atteggiamento del pastore che incontriamo poco oltre, sulla strada verso la stalla. Un pastore dimesso, abito di vello di pecora, pantaloni arruffati e uno sguardo cristallino, aperto verso il cielo. Le labbra socchiuse come quelle di un piccolo davanti ad un dono e le braccia aperte per accogliere quel regalo. Lo stupore chiede di accorgersi dei dettagli, delle piccole cose che fanno la differenza.
Al di là delle derive commerciali, i doni che ci scambiamo a Natale, possono essere strumenti che ci fanno ancora sorprendere. Abbiamo bisogno tutti, anche noi grandi, almeno un giorno all’anno, di poterci stupire per un dono inaspettato. Perché togliere ai piccoli il gusto dello stupore solo perché noi grandi pensiamo di non averne più bisogno?

Una storia che continua
La storia del Natale non è una fiaba che finisce è una storia che continua, un Dio che si fa carne ogni giorno e pone sul nostro cammino segni piccoli, fragili, che, se accolti, ritornano a sorprenderci. Verso il Natale si va insieme, piccoli e grandi, vecchi e bambini, adulti e giovani. Non mancano mai infatti, nei nostri presepi le statuette multiple. La mamma con il suo bambino, l’anziano con il più giovane…

Il Natale è la festa dell’incontro.
Il Natale non rende tutti più buoni, diciamocelo chiaramente. Il Natale ci aiuta a pensarci dentro una storia in cui io esco dal mio egoismo per andare incontro all’altro.
Il Natale è la festa dell’incontro. Dio, l’inaccessibile, si fa vicino, prende la nostra carne. Come possiamo festeggiare senza uno sguardo che ci superi, che vada oltre noi stessi?
Non un semplice altruismo ma un sentirci in cammino, i più forti accanto ai più deboli, i più giovani accanto ai più anziani. Insieme, in strada, tutti in cammino. Sulla stessa strada verso Betlemme, verso la stalla, dove un Bambino è nato per noi.

Gesù Bambino
Gesù bambino non è un dettaglio del presepe, è il centro e il motivo per cui da ogni dove uomini e donne vivono questa festa di luce. È il segno che forse fatichiamo di più ad accogliere ma è il senso del Natale stesso. Se perdiamo lui, ci manca il motivo della festa. La strada non ha una méta, il cammino perde significato. Cercare, stupirsi e camminare insieme sono solo tre atteggiamenti che ci possono aiutare a vivere bene questo Natale. A ridarci il motivo per cui dirci “Buon Natale”.

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don-Enrico-Turcatoa cura di
don Enrico Turcato

 

Ordinato sacerdote l’11 giugno del 2011. Prima di quella data, oltre agli studi Teologici, aveva frequentato il Liceo scientifico Paleocapa di Rovigo. Per 7 anni don Enrico è stato parroco della comunità di Santa Sofia a Lendinara. Da qualche tempo è il responsabile dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Adria e Rovigo e della Pastorale Giovanile. “Dare attenzione ai giovani – afferma – è contribuire a creare uno spazio NON per qualcuno, MA aperto a TUTTI”. Dal 2019 è il coordinatore della Settimana, il periodico della diocesano che esce in allegato all’Avvenire.

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