Latte si, ma…
Nelle raccomandazioni dietetiche della maggior parte dei paesi del mondo vi sono alimenti la cui presenza è ritenuta salutare (frutta, verdura e cereali integrali, pesce) ed altri il cui consumo è fortemente sconsigliato (bevande gasate dolcificate, consumo di sale, conservanti). Il contributo del latte, nonostante sia inserito nella maggior parte delle linee guida dei diversi paesi, è oggetto di un acceso dibattito sia tra i membri della comunità scientifica sia tra i “semplici” consumatori.
I componenti del latte
Il latte di tutte le specie mammifere fornisce al proprio piccolo una grande quota di proteine e di calcio necessari al metabolismo e contribuisce all’apporto di diversi minerali (potassio, magnesio e fosforo) e vitamine (D, B12, A, riboflavina). È inoltre caratterizzato da una miscela eterogenea di numerose componenti che svolgono diverse attività funzionali e chimiche: immunoglobuline, peptidi antibatterici, fattori di crescita, oligosaccaridi, lipidi (l’acido linoleico coniugato) e prebiotici. L’acqua è il maggior costituente e il principale tra gli zuccheri presenti, il lattosio è una fonte di energia prontamente utilizzabile dall’organismo.
La lattasi
E’ cresciuta nel tempo una certa perplessità al consumo del latte, soprattutto vaccino. A motivarla sono soprattutto alcune forme allergiche e di intolleranza al lattosio. Ci sono, poi, obiezioni di tipo ambientale e sociale (allevamento intensivo degli animali) ed etico (sfruttamento animale).
Per chiarezza è giusto sottolineare che, dopo lo svezzamento, nessun altro mammifero continua a bere il latte perché il fabbisogno nutrizionale e fisiologico dell’adulto è diverso da quello di un neonato. Più ci allontaniamo dall’epoca dello svezzamento più la lattasi, importante enzima deputato alla digestione del lattosio, subisce una netta riduzione fisiologica arrivando a sparire.
E’ per questo motivo che molti adolescenti, e non solo, presentano i disturbi gastrointestinali tipici dell’intolleranza. Va però detto che la produzione della lattasi è stimolata da un’assunzione costante di latte nel corso del tempo, ecco perché quella parte della popolazione che non ha mai smesso di assumerlo riesce a consumarlo anche in età adulta senza nessun problema.
Un vero e proprio alimento
Il latte, dal canto suo, è da considerarsi un vero e proprio alimento che possiede sia gli zuccheri che le proteine. Conviene, quindi, non abbinarlo ad una colazione troppo ricca o assumerlo come post-cena, sarebbe come aggiungere un altro pasto al principale!
Il latte vegetale
In commercio esistono grandi varietà di latte vegetale ma le loro caratteristiche nutrizionali sono completamente diverse dal latte vaccino. Il latte vegetale può essere un’alternativa per quelle persone che hanno problemi di ipercolesterolemia ma bisogna prestare molta attenzione alla percentuale elevata di zuccheri semplici che ci sono in questi prodotti ed evitarli se non si è sicuri della provenienza biologica (ma questo vale anche per il latte vaccino!) perché possono contenere addizioni industriali o residui di pesticidi e fitofarmaci.
La ricerca scientifica
Dal momento che la mole di studi riguardante il consumo del latte è enorme viene spontaneo chiedersi perché la scienza non sia stata ancora in grado di definire esattamente il ruolo del latte in una dieta salutare.
Le ragioni di questa incertezza risiedono in tutti quei processi e meccanismi che non sono analizzabili in laboratorio, come ad esempio la vita degli animali che va ad influire drasticamente sulle qualità nutrizionali del latte (cosa ha mangiato la mucca che ha prodotto il latte?).
Oltre a ciò è importante considerare al posto di quali alimenti viene inserito nella dieta il latte. Se viene consumato in sostituzione di bevande gasate e zuccherate è evidente che se ne trarranno grandi benefici, ciò vale anche se assunto come merenda o come colazione, ma se inserito nella dieta come dopo-pasto, rischierebbe di diventare un’aggiunta calorica e il suo effetto sarà negativo.
Ad oggi, la ricerca assegna al latte e ai suoi derivati un “ruolo neutro”. Significa che chi è abituato a consumarlo, non ha motivi per eliminarlo. Secondo le linee guida, si può consumare fino a tre porzioni al giorno, ma queste indicazioni devono tener conto del reale fabbisogno dell’individuo. Va benissimo, cioè, in bambini e adolescenti normopeso che sono in fase di crescita, ma negli adulti vanno considerati fattori come l’età, il peso corporeo, le eventuali patologie e l’attività fisica!
a cura di
Erica Finotti
Biologa Nutrizionista
Segretario dell’Associazione
Italiana Nutrizionisti