Rovigo una città che canta
Rovigo e l’opera lirica un binomio indissolubile.
Il nostro Teatro Sociale ha da poco festeggiato i suoi 200 anni di vita e di attività e la città ha reso un sentito omaggio a questo grande vecchio che si staglia elegante ai margini di Piazza Garibaldi. Ad ottobre, passata la calura estiva, capita spesso di passare sotto le finestre del Ridotto e sentir provare cantanti o il coro in vista della imminente Stagione Lirica, poi si cammina ancora per un po’, si oltrepassa Piazza Vittorio Emanuele e si sentono altre voci, quelle dei giovani studenti che provengono dalle finestre del Conservatorio Venezze altra prestigiosa istituzione musicale della nostra città.
Le radici in un passato lontano.
Ma l’amore dei rodigini e dei polesani per il canto affonda le radici in un passato lontano. Il primo documento di un melodramma allestito a Rovigo risale infatti al 1683: lo spettacolo fu ospitato nella sala della Loggia dei Notari, oggi sede del Municipio, dal momento che il primo teatro in città venne edificato nel 1694, seguito pochi anni dopo dalla costruzione di un secondo teatro. Questi modesti teatri, costruiti per volontà delle più prestigiose famiglie locali, rimasero attivi fino all’inizio del XIX secolo, quando, risultando ormai insufficienti per il costante incremento di pubblico, fu deciso di costruire un terzo e più grande teatro. Per il progetto la “Società del Teatro” si rivolse a Sante Baseggio, noto ingegnere rodigino, che vantava una certa esperienza nello specifico campo della progettazione teatrale. Ed ecco che il “Teatro della Società”, questo il nome originale, aprì al pubblico il 3 marzo del 1819 in onore della visita in città dell’imperatore Francesco I d’Asburgo mettendo in scena l’opera “L’ombra di Fetonte, ossia l’omaggio della riconoscenza rodigina” di Sante Campioni. Il melodramma a Rovigo dovette incontrare un notevole favore se si considera che ben presto in città divennero normali tre stagioni d’opera all’anno, la più importante delle quali si teneva in autunno, in coincidenza con la famosa fiera dell’ “Ottobre rodigino”, mentre le altre durante il periodo di carnevale e in primavera.
Il nuovo Teatro Sociale
Un furioso incendio nella notte tra il 21 e 22 gennaio 1902 distrusse la sala progettata dall’architetto rodigino costruita prevalentemente in legno per esigenze acustiche. Ciò che rimane tuttora fedele all’originale sono solo la facciata, in stile neoclassico, ed il ridotto. Ma la città non poteva e non voleva rimanere senza musica. Il nuovo Teatro Sociale fu inaugurato da Pietro Mascagni, che vi diresse la propria “Iris” il 12 ottobre 1904. Ripresa la propria attività, il Teatro di Rovigo seppe mantenere alto il prestigio conquistato pur dovendo affrontare momenti di grave crisi. L’impossibilità di scritturare interpreti affermati e famosi a causa delle ristrettezze finanziarie, spinse gli organizzatori ad individuare giovani promettenti. Dalla difficoltà all’opportunità e così il Sociale può vantare di aver tenuto a battesimo due dei maggiori cantanti del XX secolo: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi.
Nomi illustri e intenditori d’opera
Molti i nomi illustri della musica lirica che salirono sul palco di Rovigo, perfino la divina Maria Callas fu in città per interpretatre Aida. Era il 1948. Una foto storica la immortala mentre cena dopo lo spettacolo. in compagnia del mezzosoprano Pirazzini, del tenore Turrini e della moglie, un bicchiere di vino e un buon piatto caldo per riprendersi dalle fatiche del palcoscenico e magari per scaldare le ossa dalla nebbia.
Il canto, la buona tavola, le cene in compagnia seduti tutti assieme in cucina vicino alla stufa o al camino; Rovigo è una città che ama il canto, ma anche che ama cantare; moltissimi infatti sono le realtà corali professionali o meno ma tutte di alto livello che si esibiscono in tutti i luoghi della città e che, da alcuni anni, vengono riunite in occasione del Natale sul palco del Teatro Sociale. Altra particolarità sono i famosi loggionisti del Teatro, ossia gli intenditori d’opera che siedono nella parte più alta del Teatro, il loggione appunto. I loggionisti sono amanti dell’opera e grandi intenditori e spesso decretano il successo dello spettacolo o il suo fallimento. Quante volte mi è capitato alla fine di una recita d’opera in qualche città sentire dire dai colleghi cantanti:”vedremo se applaudiranno anche a Rovigo, laggiù se ne intendono”.
a cura di
Francesco Toso
baritono e docente di canto