Lungo le Vie Consolari. Il Polesine in età romana
Il Polesine in età romana
Nella loro progressiva espansione territoriale i Romani oltrepassarono le diramazioni del basso corso del Po nel II secolo a.C. ed anche nella terra dei Veneti impostarono, come primo segno del loro dominio, strade rapide e pratiche. I rettifili viari collegavano tra loro le principali città e dove i passaggi risultavano difficili non si indugiava nell’intervenire con opere di ingegneria, con la bonifica del suolo, con la costruzione di ponti.
Inizialmente le strade assolvevano ad una particolare funzione strategico-militare, contribuendo ad unire e tenere sotto controllo i territori occupati. Roma, da qualunque luogo si partisse, era la fine della strada come conferma il famoso, antico detto: “tutte le strade portano a Roma”.
Le stesse vie rappresentarono, inoltre, vere e proprie arterie di scorrimento di uomini e merci, acquistando una particolare valenza itineraria ed economica anche per epoche successive, tanto che ancor oggi importanti percorsi sono impostati su questi antichi tracciati stradali.
DA BOLOGNA AD AQUILEIA
Anche il Polesine fu coinvolto in questa organizzata gestione territoriale.
Nel 175 a.C. il console Marco Emilio Lepido, già ideatore della via Emilia, che ancor oggi attraversa l’Emilia Romagna da Piacenza a Rimini (strada e regione da lui prendono il nome), fece costruire un percorso da Bologna ad Aquileia, le cui tracce sono state individuate tra Castelnovo Bariano e Torretta presso il Tartaro, dove la via si dirigeva verso Este.
A rendere più rapido il tragitto da Bologna verso Aquileia intervenne, una ventina di anni dopo, un altro console, Tito Annio Lusco. Nel 153 a.C. fece collegare la città emiliana con Adria attraverso una strada particolarmente evidente dalla foto aerea nel territorio di Gavello ed attestata anche da sezioni stratigrafiche del terreno.
LA VIA POPILIA
Fu però nel 132 a.C. che il console Publio Popillio Lenate decise di seguire il percorso più breve partendo direttamente da Rimini attraverso le dune del litorale marino. La via, detta appunto Popillia, raggiunta la località San Basilio di Ariano nel Polesine, si portava ad Adria, dove è stato recuperato il noto miliare che riporta il nome del console e la distanza dal capolinea, per poi proseguire a nord della città in direzione di Altino, nota città romana presso la Laguna di Venezia.
Fu in seguito l’imperatore Claudio a far proseguire la via da San Basilio lungo il rilevato cordone di dune del litorale fino a quella città che da lui prese il nome: Clodia divenuta poi Chioggia.
Questo ultimo percorso è riportato nella nota Tabula Peutingeriana, un antico documento cartografico dell’impero romano che, per quanto databile al IV secolo d.C, rispecchia una realtà topografica ben più antica.
LA VIA ANNIA
Un altro importante percorso stradale era in stretta relazione con Adria. Fu voluto nel 131 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo e pertanto prese il nome di via Annia.
Collegava Adria con Padova, passando attraverso il centro urbano di Agna, toponimo questo che richiama ancor oggi la stessa via.
LA VIA DI VILLADOSE
Non documentata da fonti storiche, ma scoperta nel sorprendente archivio della “memoria della terra” attraverso la fotografia aerea, un altro percorso viario di particolare rilevanza caratterizzava l’antico paesaggio del Polesine romano; è la cosiddetta “via di Villadose”, dal nome del centro mediopolesano nelle cui campagne fu individuata oltre 50 anni fa. Si tratta di un rettifilo accertato per 24 km ed è tra i più larghi concepiti dai Romani (100 piedi, corrispondenti a circa 30 m.). Visibile da Buso fino a Monsole nel Veneziano, si immetteva nella via Popillia, dopo aver incrociato l’Annia. Il legame con queste due importanti strade ci porta a ritenere che fosse in relazione anche con l’area emiliana, senza escludere il suo collegamento con Bologna: una ulteriore via, quindi, verso Aquileia e l’Istria, più diretta delle precedenti, lasciando in disparte Adria. La “via di Villadose” svolse funzione anche di decumano massimo di un’estesa centuriazione.
La Tabula Peutingeriana prende il nome da Konrad Peuntinger che nel XVI secolo ne venne in possesso. Si conserva presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. Si tratta di un itinerarium pictum (percorso stradale dipinto) dell’impero romano su 11 fogli in pergamena alti 34 cm. per una lunghezza totale di circa 7 m. Il documento riporta i percorsi stradali, i luoghi di sosta e le distanze tra le località.
La Tabula Peutingeriana, in copia, è esposta al Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.
Da RAVENNA ad AQUILEIA-ISTRIA
Il particolare riportato nella figura riguarda la viabilità da Ravenna e Aquileia-Istria. Nel documento è segnata la via “ab Hostilia per Padun” che da Ravenna, lungo il Po, si portava ad Ostilia. In corrispondenza della foce padana “fl. Brintesia” (sta per fiume Brintesia: ancor oggi nell’Isola di Ariano uno scolo irriguo ha il nome di Brenta) sono indicati i luoghi di sosta (mansiones) lungo la Popillia costiera (quella voluta dall’imperatore Claudio), tra questi Hadriani (1), VII Maria (2), Fossis (3), identificabili rispettivamente in San Basilio di Ariano, Porto Viro, Cavanella d’Adige, chiamata in passato Fossone, toponimo, questo, presente in altre località lungo il basso corso dell’Adige.
a cura di
Raffaele Peretto
Archeologo