Yoga a scuola

“Yoga significa legare insieme e il proposito del suo allenamento non è finalizzato all’ottenimento di un effetto fisico, ma a creare nel corpo la condizione migliore perché esso possa coadiuvare lo sviluppo del cuore in una prospettiva di evoluzione umana globale”

Maestro Masahiro Oki

Sempre più insegnanti segnalano che i bambini arrivano a scuola già “carichi” alle otto del mattino e ciò rende più difficile il loro coinvolgimento nei processi di apprendimento. Oltremodo difficile è anche contenerli.

I bambini di “oggi” hanno un maggior bisogno di rassicurazione, spesso sono sfuggenti, nello sguardo e nell’ascolto, e talvolta difficilmente raggiungibili, immersi in un mondo di frastuono, esposti ad immagini veloci, sovra stimolati da dispositivi digitali. In continuo aumento sono le difficoltà di concentrazione, i tic nervosi e l’iper-agitazione motoria.

La scuola è un contesto in cui i ragazzi sono maggiormente sotto pressione, quasi inevitabilmente si innesca in loro uno spirito competitivo che sposta l’attenzione al “fare” anziché al “sentire” ed all’ “essere”, alla prestazione anziché alla collaborazione.

E’ proprio in questo contesto che lo Yoga si può inserire, perché risponde ad un bisogno del bambino/ragazzo di riconoscersi in una pratica di ascolto e consapevolezza del corpo e della mente. In particolare, lo Yoga educativo, che trae spunto dalla filosofia dell’oki do yoga del maestro Masahiro Oki, si fa disciplina pedagogica che educa la persona, fin da piccolissima a prendere contatto con se stessa attraverso la pratica del respiro ed il movimento che si fa via via più consapevole e presente.

Così può diventare un aiuto importante negli apprendimenti scolastici, proposta in forma ludica, alterna fasi di attivazione ad altre di rilassamento. Può diventare anche una bella pratica da fare insieme attraverso il contatto o massaggio che aiuta i bambini a relazionarsi in modo diverso a sé stessi ed agli altri, aiutandoli ad accorciare le distanze prossemiche tra coetanei in un linguaggio diverso dal gioco. Può essere d’aiuto nella prevenzione al bullismo e ad altre forme di discriminazione rispetto a bambini disabili o provenienti da altre culture.

In classe funzionano molto bene le “pause educative”, brevi ma efficaci momenti di pratica in cui educare la mente ed il corpo a stare meglio ed a mettersi in una frequenza emotiva differente. Bastano davvero pochi minuti per predisporre la mente in una condizione maggiormente ricettiva.

La strutturazione dello yoga educativo avvicina il bambino/ragazzo ad una nuova modalità comunicativa, educandolo a sperimentarsi con i propri limiti, prenderne consapevolezza. Il rilassamento è la fase in cui incontrano maggiormente difficoltà, perché significa per loro abbandonarsi, affidarsi, lasciare andare le tensioni muscolari e liberare la mente, chiudere gli occhi, rimanere in silenzio.

Talvolta fa paura, perché significa mettersi in ascolto di ciò che avviene dentro e fuori da me e si scatenano le emozioni, che vanno accolte e rielaborate insieme ai bambini, senza giudizio né correzioni. L’approccio dello yoga educativo ribalta il concetto di competizione nelle regole del gioco; non si gioca per vincere ma per collaborare, affinché ognuno sia partecipe e soddisfatto del risultato di tutti. Non vi è correzione né valutazione né giudizio.

Per tutti questi motivi lo yoga a scuola può essere una risorsa, un valido strumento per lo sviluppo delle “life skills” e per tutta la vita.

Glenda

a cura di Glenda Incao
pedagogista clinico, operatore shiatsu
istruttore yoga educativo

 

 

 

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