Recuperare l’energia si può…
Esiste davvero un modo per recuperare le energie senza delegare troppe responsabilità alla vacanza?
Lo abbiamo chiesto al dottor Matteo Spagnolo, psicologo e psicoterapeuta, specializzato in psicosomatica.
Soffriamo tutti di un vizio: credere che ci sia solo un momento dell’anno, del mese o della settimana in cui è possibile riposarci. Quel momento arriva quando abbiamo finito tutto, sistemato ogni cosa, chiuso il lavoro. E’ il tempo della vacanza, che così si fa sempre più agognata e carica di aspettativa. Un vizio appunto. Soprattutto nella vita di un adulto non esiste mai un momento in cui tutte le cose sono apposto o concluse.
Chi va in vacanza con i bambini lo sa bene. Ma anche chi lascia a casa i propri anziani, o chi ha un lavoro autonomo. L’unico modo per rigenerarci davvero è provare ad uscire dal ruolo anche solo per un attimo, cambiare la prospettiva. Per farlo non è necessario andare lontano. Serve riappropriarsi della leggerezza del respiro.
Rientrare a contatto con le sensazioni e le emozioni che vivono dentro di noi e che tacitiamo sempre perché convinti che sia nostro dovere fare altro, occuparci di tutto ciò che serve a raggiungere obiettivi. Uscire dal ruolo di brava mamma, impiegata, avvocato, moglie, insegnante è riscoprire il ritmo del respiro, il battito del cuore, una sensazione di appesantimento allo stomaco o di piacere, un ricordo che riaffiora bello o brutto, che si accoglie e si lascia andare.
E’ non trattenere.
Bastano pochi minuti al giorno. All’inizio forse sembra un esercizio difficile, ma la pratica ci rende ogni volta più capaci di vero e rigenerante relax. Possiamo farlo comodamente sulla poltrona di casa.
Due, però, sono le condizioni: il buio ed il silenzio!
Perché siamo così tanto stressati?
Lo stress è uno squilibrio psico-fisico. Noi chiediamo al nostro fisico di correre sempre più velocemente, oltre le sue possibilità. Esso, allora, per riuscire a ristabilire l’equilibrio naturale ci manda dei segnali, come la stanchezza, il mal di stomaco o di testa o l’insonnia… Ci invita a rallentare. Ma quasi mai lo ascoltiamo. Prendiamo invece degli integratori per riuscire a fare ancora di più e meglio ed a maggiore velocità. Restiamo così sordi ad ogni segnale fino ad assuefarci agli stessi.
E’ così che ci esponiamo a zone di pericolo sempre più alte, quando invece dovremmo imparare ad ascoltare di più, a fermarci, a ritirarci un po’ per poi riprendere. La nostra vita è come una pulsazione fatta di un momento di espansione e di uno di contenimento o riduzione. Nella fase di espansione ci allarghiamo all’attività, alla relazione con gli altri, ai mille impegni. Nella fase di contenimento ci ritiriamo per un po’, ci prendiamo una pausa.
Spegniamo finalmente il cellulare, ci sconnettiamo per recuperare le energie e ristabilire l’equilibrio. Siamo tanto stressati perché abbiamo ridotto la pulsazione ad una continua ed estenuante espansione.
Perché è utile uscire dal ruolo per rigenerarsi?
Perché è prestazione. Uscirne significa riappropriarsi della dimensione affettiva e godersi il tempo presente senza aspettativa. Sempre più spesso noi genitori siamo in ansia perché viviamo proprio di aspettative che, anche involontariamente carichiamo sui nostri ragazzi. Ci ripetiamo che per essere dei bravi genitori dobbiamo offrire loro opportunità, contribuire a migliorare le loro performance in ambito sportivo e culturale e relazionale. Ci sottoponiamo a grandi fatiche per riuscire ad essere quei bravi genitori che abbiamo in mente. Se poi le cose non vanno come avremmo voluto, e la performance non corrisponde alle nostre attese, si ingenerano una serie di situazioni che mettono grandemente a rischio il nostro rapporto con i figli e causano infelicità.
Anche se molto giovani sentono che siamo delusi e non pensano che volevamo facessero un’altra cosa, ma più spesso che fossero persone diverse.
Che cosa c’è di più doloroso del non sentirsi accolti o apprezzati?
So bene che è quasi impossibile non avere aspettative, ma è utile saperle riconoscere e prendervi le distanze. A colpi di dover essere in un certo modo, dover fare cose, dover cercare opportunità, rischiamo di perderci il piacere di un’esperienza unica e straordinaria che è l’esperienza genitoriale!
Uscire dal ruolo del bravo genitore, accantonare il senso del dovere, abbandonare i modelli di riferimento, è concedersi la possibilità di essere unici e speciali, magari anche di sbagliare, senza troppi traumi. Significa anche accogliere nostro figlio come altro da noi e dalle nostre aspettative. Infondo, nessun bambino ha mai chiesto di avere un genitore perfetto, ma di sentirsi pienamente amato.
a cura di Matteo Spagnolo, psicologo e psicoterapeuta