Sarò io il capofila!

Sarò io il CAPOFILA?

Mi racconta tutta eccitata di ritorno da scuola la mia bambina.

Il capofila? – le rispondo io curiosa – cosa signi- fica esattamente?
Che sto davanti a tutti gli altri bambini … cioè quando andiamo a pranzo, quando torniamo in classe, quando usciamo in giardino o saliamo sul pulmino e persino in occasione delle prove di evacuazione. Io sarò sempre davanti.

Urca! – Penso tra me, e aggiungo – è una bella responsabilità?

Non so cosa sia RESPONSABILITÀ, ma so che devo prepararmi bene. E sono un po’ agitata.

I bambini non finiscono mai di stupire. Quando perentoria asserisce che si deve preparare per fare il capofila, vorrei sorridere, ma resto seria, la osservo ed ascolto. In tempi in cui i capifila sono inflazionati, forse perché le file si sono sciolte ed ognuno va un po’ dove gli pare, in direzione sparsa, o forse per- ché non ci ricordiamo più cosa sia un capofila, mi pare proprio che il suo discorso torni utile.

Dimmi allora – insisto – in che modo ti stai preparando?
E’ dall’inizio dell’anno che le maestre ce lo spiegano e a turno, dopo aver ordinato in una lunga fila i bimbi, assegnano ad uno di noi il compito di capo… Abbiamo colorato cartelloni interi con le regole di comportamento per svol- gere al meglio quella funzione… Li abbiamo ap- pesi alle pareti del salone d’ingresso. Non li hai mai visti? Avresti dovuto, tu sai leggere!

Gli adulti sono distratti. Così convinti di sapere tutto che si dimenticano di leggere i cartelloni di- pinti a mano dai bambini.

Allora? – le chiedo – dimmi… La prima regola è pensare al plurale.
Resto basita. Mi sembra un po’ difficile per dei bambini della primaria…

Lo sai vero che chi sta davanti a guidare una fila deve aspettarli tutti, prima, ad esempio, di sedersi a tavola, prima di mangiare… Poi deve assicurarsi che ci siano tutti e che a ciascuno sia dato quello che aspetta. Il capofila fa bene il suo lavoro quando sa che tutti quelli dietro di lui stanno bene. Dico tutti, mamma, anche quel bimbo strano che non parla mai con me.

Ti ascolto.

L’altra regola è che non si arrabbia. Anche quando qualche furbetto lo prende in giro o non è leale con gli altri, il capofila sa essere temperante. Piuttosto che litigare, esercita il silenzio. Ci hanno spiegato che bisogna respirare profondamente e contare fino a 100.

Io arrivo anche a 500. Sono diventata brava con i numeri. Dopo aver contato e respirato a lungo, però, ricomincia ad andare dove sa che è bene andare, perché lo ha compreso ascoltando le maestre, perché tutti gli altri bambini lo hanno compreso e condiviso. E tutti lo sanno.

Resto in silenzio. Penso che le maestre abbiano fatto un gran lavoro.
E poi commento: deve essere forte il capofila per riuscire a fare tutte queste cose?
No mamma, deve essere coraggioso.
E’ diverso. Vuol dire che deve avere un cuore grande, di quelli che contengono tutti e tutto e anche la paura…

Questa poi?

Tu lo sai vero mamma cos’è la paura?

Tesoroooo…
Quando la sera non voglio addormentarmi da sola io ho paura, ma tu mi vieni vicino, mi canti una canzone e io, sicura, mi addormento. Ecco, il capofila ce l’ha la paura, ma ha un cuore capace di tenerla dentro, di non farsi fregare… Sai come ci riesce? confidando nella sua fila, che poi sono tanti piccoli e grandi bambini come me…

Allora ha i super poteri questo capofila?

Mamma! Cosa dici? La maestra ci ha detto che l’unico superpotere che possiede è l’umiltà, perché sa ascoltare, sa aspettare, sa servire e usa sempre il pronome noi, anche quando pensa per sé.

Non ho altro da aggiungere. Solo che ogni tanto noi adulti, dimentichi di cosa sia e come debba comportarsi un capofila, faremmo bene a tornare per qualche giorno alla scuola primaria.

micol

 

 

 

 

a cura di Micol Andreasi, giornalista

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