Natura, come luogo privilegiato dell’educazione
Una domenica d’autunno mi è capitato di assistere dalla finestra al gioco, durato tutto il pomeriggio, di quattro bambini nel giardino di fronte a casa. Il vento forte del giorno prima aveva staccato rami e foglie in gran quantità: ”Raccogliamo tutto e facciamo una montagna!”
Lavorando con guanti e rastrello erano riusciti a creare una bella montagna nella quale tuffarsi, immergersi e sparire. Il materiale della montagna in seguito era servito per creare il perimetro di un castello con tanto di torri, camminamento, sala del trono e prigioni.
I rami più flessibili erano diventati spade e archi e, dopo mezz’ora di battaglie e assedio, finalmente si celebrava la pace attorno ad una “tavola” imbandita con manicaretti al gusto di terra, foglie, bacche e legno.
Quali erano gli ingredienti di questo gioco?
- • Libertà: nel gioco non strutturato i bambini creano proprie regole, stabiliscono ruoli e strategie, possono scegliere se giocare oppure no.
- • Immaginazione: i bambini vengono assorbiti in un mondo che non può essere visto dagli altri; sembra reale, funziona come quello reale, ma non lo è.
- • Sfida intellettiva: il gioco non è passivo, ma attivo, richiede valutazioni costanti e capacità di risolvere problemi.
- • Intelligenza sociale: si devono contrattare le decisioni e le regole del gioco, si può collaborare per uno scopo, si devono gestire piccoli conflitti.
- • Gestione delle emozioni: si possono sperimentare fiducia e sicurezza, pazienza e perseveranza, empatia nei confronti dei compagni di gioco e della natura.
- • Attività fisica: nel gioco in natura i bambini sono stimolati sia dal punto di vista motorio che sensoriale.
“Educare, come fare scuola, in natura risponde alle domande naturali dei bambini e dei ragazzi, ribalta le convenzioni, invita al cambiamento, chiede all’adulto di mettere a disposizione strumenti capaci di sostenere e focalizzare gli sguardi, in modo da tenere alti il livello osservativo, la curiosità e l’abitudine a interrogarsi. Allora, senza che glielo si chieda, bambini e ragazzi – come faceva a suo tempo il giovane Darwin con i suoi taccuini – aprono i loro quaderni, sfoderano le loro matite e coltivano naturalmente la propria sete di conoscenza.” (M. Guerra, FUORI, Franco Angeli, 2015)
Quando la natura fa parte della vita quotidiana i bambini tendono
ad essere più felici, più sani, più intelligenti e più collaborativi.
Le esperienze basate sulla natura promuovono l’immaginazione,
la capacità di risolvere problemi, la fiducia in sé e l’empatia.
Quando i bambini sono privati di esperienze di gioco e di iniziativa propria nel condurle potrebbero avere problemi nello sviluppo delle abilità superiori del pensiero (espressione creativa, autonomia di pensiero, capacità critica e di risoluzione di problemi).
Tutti i bambini hanno bisogno della natura.
In diverse parti del mondo negli ultimi decenni sono nati movimenti per riconnettere i bambini con la natura: non per demonizzare l’utilizzo della tecnologia o per promuovere un nostalgico ritorno al passato, ma per consentire ai bambini di fare esperienza diretta di gioco e di apprendimento in contesti di natura, perché questo contribuisce fortemente al loro sviluppo cognitivo, fisico, sociale ed emotivo.
Il contesto natura, quindi, ha valore non solo per il gioco libero e autonomo, ma anche come luogo per l’educazione: dallo scoutismo ai campi avventura, dalle esperienze di apprendimento all’aperto inserite nei programmi scolastici agli asili nel bosco, agli agrinidi o agli agriasili, per citare solo alcune esperienze che appartengono alla categoria dell’outdoor education.
a cura di Claudia Fenzi, pedagogista