Co-working: Vita e lavoro mai più inconciliabili
Qualcuno lo ha già chiamato piano C o terza opzione. E’ l’alternativa che spezza finalmente la forcella cui spesso la donna si trova costretta, per l’impossibilità di conciliare la vita familiare con quella lavorativa. E’ l’affermazione di un’economia necessariamente cambiata dai tempi del fordismo, in cui la separazione vita e lavoro in rigidi silos non solo non serve più, ma genera inefficienze ed esclude talenti preziosi.
Si declina in forma di smartworking, di coworking, cobaby, in occasioni continue di ridefinizione professionale… E’ un modo tutto nuovo di lavorare in cui si condividono spazi e strutture, servizi, emozioni, pause caffè, e persino, laddove serve, l’accudimento dei figli. E se in molte città d’Europa e del mondo questa modalità lavorativa è una realtà consolidata, in Italia, da Milano arrivano le prime sperimentazioni di successo, iniziate, guarda caso, proprio da donne. E a Rovigo? Pure qui, in anticipo su molte altre province, esiste una prima sperimentazione in questo senso. A darle forma sono due giovani professioniste Enrica e Natalia.
Enrica Crivellaro ha 38 anni, è sposata e mamma di una bimba di 4 anni e di un altro in arrivo. Dopo la laurea e dopo aver lavorato per oltre 10 anni come dipendente nel settore della progettazione e della comunicazione in ambito culturale e sociale, ha scelto di mettersi in proprio e realizzare i propri sogni. Ma il lavoro della libera professione è pieno di insidie. Se da una parte c’è il vantaggio di una maggiore flessibilità nella gestione del tempo, dall’altra le scadenze sono rigidissime, le incombenze amministrative enormi, i costi di gestione di un ufficio altissimi e, a volte, la solitudine di ore di lavoro alla scrivania rischia di restringere gli orizzonti.
Natalia Bertelli ha 34 anni, sposata, pure lei è mamma di due bambini. Traduttrice legale, specializzata nelle traduzioni di testi giuridici e amministrativi. Dopo aver gironzolato molto in Europa per formazione e per lavoro, per amore ha scelto Rovigo come sua città. Qui vive e lavora. Anche per Natalia lavorare in proprio ha enormi vantaggi, ma il senso di isolamento si è fatto sentire presto. E’ così che, amiche dai tempi della scuola, Enrica e Natalia hanno cominciato circa un anno fa a darsi appuntamento tutti i mercoledì per lavorare insieme.
Due postazioni desk con Pc, wi-fi, una stampante da condividere, un angolino per le telefonate riservate, ed uno spazio dove poter mettere i bambini a giocare, magari con una sola babysitter. Così hanno iniziato a progettare per la città il primo spazio di coworking e mentre ne parlavano, hanno allargato ad altre donne.
Tutti i mercoledì dalle 9 alle 17 circa, sono circa 10 le donne che si trovano per lavorare insieme. Il luogo non è sempre lo stesso, da alcune settimane utilizzano una parte del locale Giornali e Caffè sul Corso del Popolo.
Sono tutte libere professioniste operanti in settori diversi dalla comunicazione, alla formazione, fino alla traduzione… Qualcuna di loro sta rientrando nel mondo del lavoro dopo la pausa di maternità e trova nell’esperienza del co-working non solo un punto di riferimento logistico, ma anche motivazionale e di crescita personale.
“Non si tratta – spiegano Enrica e Natalia – di scambiarsi il lavoro, ma di condividere uno spazio attrezzato di tutti i servizi utili, compreso un luogo con un educatore o animatore dove poter lasciare i bimbi. Si tratta di unire le forze per porre fine a quella brutta dicotomia tra vita e lavoro, che non ha più motivo d’essere in un mondo fortemente tecnologizzato. E si tratta anche di sfruttare ogni occasione per fare rete, fosse anche solo per scambiarsi un punto di vista. Uno spazio – aggiungono – non necessariamente solo femminile, ma aperto agli uomini o ai papà lavoratori”. Enrica e Natalia, di concerto con alcuni partner, da mesi stanno lavorando all’individuazione di uno spazio capiente, strutturato e attrezzato di tutti i servizi dove poter realizzare di fatto il piano C o Terza opzione, loro, di tante e tanti professionisti.
a cura di Micol Andreasi, giornalista