Il vero significato della Pasqua
Era una bella sera di primavera quando mi accadde qualcosa che mi ha cambiato la vita. Quel giorno insieme al mio carissimo amico Cléopa ce ne stavamo andando da soli per strada.
Eravamo partiti solo con la voglia di andarcene via.
“Andiamo a Emmaus” – mi disse – “là ci sta mio zio che fa il falegname… Staremo lì qualche giorno e penseremo a cosa fare adesso che è tutto finito”. Io non riuscivo proprio a parlare, sapete, perché ero troppo scombussolato da quello che era successo. Da alcuni mesi seguivamo un rabbi un po’ particolare.
Per te che non ne hai mai sentito parlare, un “rabbi” è un po’ come un maestro che non solo ti insegna a leggere la Bibbia (l’unico libro che studiamo noi ebrei) ma che ti insegna anche come vivere quello che leggi. Una specie di professore, allenatore, catechista e prete messo insieme.
E lui, te lo devo proprio dire, per me era questo e molto di più: si chiamava Joshua ben Joseph, per gli amici Gesù di Nazareth. Cleopa e io avevamo deciso di seguirlo perché ci sapeva proprio fare.
Parlava del Signore in modo diverso da come parlavano tutti gli altri: finalmente con lui avevamo capito che non è cattivo e non ci vuole far fare penitenza per cose che non abbiamo fatto. Con lui invece abbiamo capito che il Signore è un Papà buono, uno che ci ha sempre amati e sempre ci amerà. E credimi, a sentirne parlare veniva proprio voglia di conoscerlo ‘sto Papà, perché glielo vedevi negli occhi a Gesù che era uno che amava tantissimo noi uomini. Erano fortunati i suoi apostoli ad avercelo sempre vicino, e anche Cleopa e io da un bel po’ di tempo avevamo deciso di non tornare più a casa, ma di seguirlo.
Ma devi sapere che non a tutti era simpatico. Infatti quei prepotenti degli Scribi (un gruppo dei miei compaesani che si credono di essere sempre più perfetti di tutti gli altri solo perché sanno a memoria tutta la Bibbia) e pure i capi dei Sacerdoti (che erano un po’ come dei politici, ma che pensavano solo al Tempio e alle loro tasche) da un po’ di settimane erano preoccupati per tutta la gente che stava seguendo Gesù, e anche dei discorsi che stava facendo riguardo la religione, tanto che si erano messi d’accordo con i Romani per farlo condannare a morte.
A me e agli altri pareva impossibile: con tutto il bene che stava facendo! Eppure è andata proprio così: hanno aspettato che arrivasse a Gerusalemme e in cinque giorni l’hanno preso, condannato e messo in croce. Non mi pareva vero!
Ecco, Cleopa e io stavamo parlando di queste cose mentre camminavamo verso Emmaus, quando un signore un po’ strano ci ha raggiunti da dietro e si è intromesso nel nostro discorso. Aveva l’aria di uno che voleva fare due chiacchiere per farsi compagnia, tanto che ha iniziato lui ad attaccare bottone dicendo “di cosa state parlando?“. Ti dirò, sul momento ci son rimasto un po’, perché sembrava non essere mai stato a Gerusalemme prima d’ora. Pure Cleopa – che è tanto più socievole di me – c’era rimasto male, e gli ha perfino detto: “Tu solo non sai che cosa è accaduto in questi giorni? Tutto ciò che riguarda Gesù, un rabbi grande in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; ma son passati tre giorni da quando l’hanno messo in croce. Ma alcune donne che lo seguivano, ci hanno sconvolti; sono andate al suo sepolcro e non hanno trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver visto degli angeli che affermano che è vivo. Alcuni degli apostoli sono andati anche loro al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Non ci crederai mai, ma ‘sto signore qua ha iniziato a parlare dicendo che tutte queste cose che erano successe a Gesù, le avevano predette i profeti e pure Mosè e tutti i nostri padri. Ha iniziato a tirare fuori tante frasi della Bibbia – frasi che tutti e due avevamo sentito molte volte, ma probabilmente senza metterci la testa – e a farci capire che per entrare nella gloria del Padre e vincere la nostra grande paura della morte, Gesù doveva passare attraverso tutta quella sofferenza e morire per amore nostro. Ti giuro, è stato bellissimo sentirlo parlare, tanto che son passate le ore senza accorgerci che ormai stava scendendo la sera e non eravamo ancora arrivati a Emmaus.
Cleopa vide una locanda e decise di fermarsi per la notte. Stavamo contando i pochi spiccioli che ci erano rimasti in borsa e insieme decidemmo di chiedere al nostro amico se voleva fermarsi come nostro ospite. Non sapevamo dove volesse andare (a dire il vero non ci eravamo neanche presentati!) ma volevamo tanto che restasse con noi.
Lui ci ha detto di sì, e così ha cenato con noi.
“Già che sei nostro ospite, saremmo contenti se facessi tu la preghiera prima del pasto!” gli dissi. Lui sorrise. Prese un pezzo di pane e iniziò a dire la benedizione solita, quella che diciamo prima di mangiare. Lo spezzò e ce ne diede un pezzo a testa. E lì fu come se mi si aprissero gli occhi dopo un lungo sogno: quel sorriso, quello sguardo, quel modo di prendere in mano il pane, quelle parole… non era possibile… era proprio Gesù!
Cleopa e io ci siamo guardati negli occhi: era incredibile!
Con questo pensiero ci siamo alzati si scatto da tavola col cuore che batteva a mille, e mentre cercavamo di capire cosa stesse succedendo lui è scomparso dalla nostra vista. “Cleopa! Non ti si era scaldato il cuore mentre ci parlava prima?” esclamai. “Si è vero – mi rispose – dobbiamo tornare indietro a raccontare agli altri quello che ci è successo!”. E così anche se era sera, anche se tutti avrebbero detto che era troppo pericoloso mettersi in cammino per tornare a Gerusalemme, io e Cleopa ci siamo fiondati fuori e abbiamo iniziato a correre a Gerusalemme, col fiatone perché il cuore ci stava scoppiando dalla gioia.
Da allora non faccio altro che raccontare questa cosa, perché so che anche ad altre persone succede ancora oggi così: si trovano insieme e mentre spezzano il pane, Gesù è lì presente in mezzo a loro, proprio in quel pane.
Ecco allora che cos’è per noi la Pasqua: sapere che Gesù ha vinto la morte,
e sentire che ogni giorno è vicino a tutti noi!
a cura di
Don Enrico Schibuola