Che paura! Riconoscere e saper affrontare le paure dei bambini.

Quante volte è capitato di accorrere in camera del nostro piccolo perché, tutto spaventato, si era svegliato nel cuore della notte a causa di un incubo?

Per non parlare di quando un bambino (ma anche un adolescente) teme talmente tanto una situazione nuova ed incerta da usare tutte le proprie energie per evitarla!

Spesso questo atteggiamento è tipico anche di noi adulti ed è una delle molteplici e fisiologiche risposte alla paura, la naturale emozione che subentra quando ci si sente in pericolo. Più spesso i pericoli che vengono percepiti dai bambini non sono sempre reali, ma immaginati o sovrastimati e persistenti e questo provoca una costante attivazione del sistema d’allerta che tutti noi possediamo e che ci aiuta ad essere pronti nel caso in cui qualcosa mini la nostra sicurezza.

Alcuni bambini vivono sempre o spesso in allarme e nemmeno le rassicurazioni di mamma e papà bastano per placare quell’emozione così forte che impedisce talvolta anche delle semplici attività quotidiane (fare uno sport, partecipare al compleanno di un amichetto, stare in una stanza da solo).

Ma allora, cosa fare?
I genitori, in queste situazioni, vengono colti dallo sconforto e vedono come unica alternativa quella di domandare insistentemente al proprio figlio quale sia il problema o di arrabbiarsi per l’incapacità di quest’ultimo di gestire tale emozione (soprattutto quando viene manifestata con pianti inconsolabili!). Di sicuro mettersi in ascolto è il primo passo, un ascolto però fatto non di sole parole, ma di vicinanza, abbracci, giochi.

Ebbene sì, il gioco ha un impatto enorme sui bambini ansiosi, soprattutto quando si ricorre all’ inversione di ruoli, dove il piccolo può sentirsi potente e coraggioso rivestendo il ruolo di colui che… spaventa! I genitori invece possono impersonare un personaggio debole e indifeso, permettendo al bambino di sentirsi forte, competente, spaventoso!

Ecco allora che si può fingere di non aver paura di nulla per poi tremare terrorizzati appena il bimbo ci dà una spintarella, oppure si può fare la battaglia coi cuscini opponendo una resistenza che dopo un po’ permetta al piccolo di vincere! Lasciare che i bambini vi affrontino, vi catturino o vi stendano al tappeto è un ottimo modo per favorire la costruzione della loro sicurezza!

Avvicinarsi alle emozioni attraverso il gioco permette al bambino di entrare nella zona del sentire e rimanere un po’ dentro la paura, senza cercare a tutti i costi di evitare ciò che li spaventa!

 

Un utile “strumento” che potete costruire con il vostro bambino è ilPaurometro” Cos’è?
Un termometro della paura che abbia una scala da 1 a 5 o da 1 a 10, in base all’età del piccolo, da poter corredare anche di colori e faccine che rappresentino l’intensità dell’emozione.
Questo gioco creerà l’occasione per parlare di ansia, preoccupazione e paura anche solo chiedendo al bambino quale sia il suo numero in quel momento; già il cercare una risposta a questa domanda porta i bambini ad abbassare l’allerta!

Inoltre si può proporre di cercare assieme un modo per portare un numero alto ad un numero inferiore: utile potrebbe essere allora contare alla rovescia, fare una attività fisica, respirare. Saranno poi sicuramente anche i bambini a proporre delle azioni “abbassa-paura”!

E le rassicurazioni servono?
Di sicuro, ma funzionano soprattutto dopo un momento di conforto iniziale attraverso una carezza o un abbraccio che permetta di predisporre il bambino all’ascolto (diminuendo l’ascolto e l’attenzione che loro dedicano alle paure).

Inoltre è importante limitare le parole, evitare di precipitarci a fare lunghi discorsi razionali; piuttosto mettiamoci in ascolto, convalidiamo i loro sentimenti, riflettendo, come uno specchio, le loro emozioni con le nostre parole “mi stai dicendo che hai paura perché alla festa non conosci nessuno, ho capito bene?”

Dopo la convalida i bambini sono solitamente più aperti ad ascoltare cosa pensiamo di quella situazione, sempre ricordandogli che siamo lì per loro e che possiamo trovare assieme una soluzione.

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a cura della dott.ssa Arianna Ferlin, pedagogista

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