Mamma, papà, ma Babbo Natale esiste?
I nostri figli nascono, e poi, i nostri figli crescono. Crescono prima e crescono dopo la fatidica domanda “Mamma, papà, ma Babbo Natale esiste?”.
Come crescono, prima e dopo, sta nella risposta. La domanda non è di poco valore, anzi, rappresenta l’insinuarsi di un dubbio razionale laddove fino al momento prima regnava pacifico e prolifero il pensiero magico, un dono prezioso del quale la vita ci ha dotato, gratuitamente, fino ad un certo punto del nostro sviluppo, dopo di che, tocca a noi, scegliere, se lasciarlo andare per sempre o se averne cura e conservarne un pochino. La richiesta e la scoperta della verità rappresenta certamente un momento di crescita per tutti i bambini.
Non c’è fretta, però, affinché la scoprano, succede da sé, se l’ambiente circostante lo permette. Per trovare le risposte su Babbo Natale, bisogna essere emotivamente pronti e nessuno come un genitore attento al proprio bambino, può saperlo quale sia o non sia, il momento opportuno per iniziare a conservare quel granello di pensiero magico che rimane.
Che ci siano persone che non credono a Babbo Natale, beh è una grande verità, ma anche, noi crediamo a Babbo Natale e aspettiamo tutti la notte del 25 dicembre, lo è. Dipende dalle scelta della risposta che si intende dare.
Non esiste un’età precisa in cui la domanda arriva a bruciapelo, esiste che un adulto deve avere le idee chiare di fronte ad una tale domanda di un bambino. Solitamente il fatto, avviene intorno ai 7-8 anni, ma per fortuna, non esiste una regola fissa. Motivo per cui, meglio essere, adulti preparati alla risposta.
Attraverso il pensiero magico, ciò che per un adulto è illogico e incomprensibile, per un bambino è coerente e accettabile, grazie al suo pensiero razionale che non si è ancora pienamente sviluppato.
Con l’entrata alla scuola Primaria, però, le domande sulla ricerca della logica delle cose, iniziano a comparire. Si tratta di una necessità evolutiva, di fronte ad una serie di stimoli quotidiani che alimentano il pensiero razionale.
Potrà, perciò, ad un certo punto essere illogico che una persona senza età precisa, dalla barba bianca e dal vestito rosso, voli nel cielo con una slitta trainata dalle renne e che in una sola notte porti regali a tutti i bambini del mondo. Sarà anche illogico, ma le fiabe raccontano cose grandi per generare la meraviglia, questo va detto, e nascondono sempre un insegnamento.
Ragionare insieme su questi aspetti è diverso da uccidere il diritto di credere a Babbo Natale.
Va rispettata la sensibilità di ogni bambino e la sua modalità di porsi alla vita, ma alla base va fatta una scelta, di come far crescere il proprio figlio prima e dopo la domanda “Babbo Natale esiste”?
Va fatto un viaggio dentro noi stessi, che non abbiamo smesso di crescere prima e dopo quella nostra domanda, quanto ci fa stare bene conservare quel prezioso pezzettino di pensiero magico legato al Natale? Quando migliora lo stato d’animo prendersi cura delle cose? Addobbare la propria casa scegliendo le luminarie, l’albero, i colori, le vetrofanie, tutti insieme, è uno spazio co-progettazione e co-costruzione familiare. Coordinarsi nei ruoli, lo è.
Preparare la colazione per Babbo Natale farà divertire grandi e piccini, anche dopo che la verità, sarà giunta dentro la mente di ognuno, ma ciò che conta è che non siamo esseri dotati esclusivamente di pensiero razionale, siamo esseri dotati di un cuore pulsante che nella scelta di conservare la magia del Natale, pulsa qualche battito in più.
Ma cosa abita dietro a questa scelta, quella di coltivare prima dentro sé stessi e poi nei nostri figli la magia di Babbo Natale?
Abita la necessità di generare nelle persone qualcosa che sembra essersi perso in questa società della risposta immediata e della soluzione prime. Abita il valore dell’attesa, del desiderio, della meraviglia, dello stupore, della condivisione, della felicità, della gioia tutta intera che genera da tutto questo. Albero, letterina, porta degli Elfi, impronte con neve spray, genitori che mettono i regali di nascosto, rosicchiano biscotti e bevono il latte nel cuore della notte per non essere scoperti; è scegliere di essere sintonizzati sulle frequenze dei nostri figli, è fargli un dono, conservare il loro pensiero magico, anche quando la verità compare. Mettere l’ironia a supporto della verità renderà tutto più facile, coinvolgere i ragazzi più grandi nel natale dei piccoli, pure. Abbiamo ancora delle chance in questo mondo, possiamo partire dal Natale per non lasciare che la razionalità e il cinismo prendano il sopravvento.
Chiedete ai vostri figli che ne pensano, sfruttate questa domanda per trasformare il pensiero magico in complicità, a favore della famiglia e dello sviluppo di ogni essere umano che ne fa parte. Scegliere di continuare la tradizione è conoscere tutti la verità ma continuare a vivere insieme la magia del Natale.
Il bambino entrerà a far parte in questo modo, nel mondo dei grandi, con consapevolezza e fiducia in se stesso e nelle persone che scelgono di portare avanti la tradizione dell’attesa e della meraviglia. Leggere tutti insieme la storia di Santa Claus, può supportare questa fase, comprendendo che in tutte le storie esiste un fondo di verità, e che vengono rese spettacolari per spiegare ai più piccoli concetti importanti come quello che questa storia vuole trasmettere, l’importanza dell’essere altruisti. Va spiegato che la storia di Babbo Natale è per tutti, perché una storia così bella e così magica ha il diritto di far sognare quanti più bambini possibile, quante più persone possibile. Per questo, una volta snocciolata con estrema delicatezza la verità, va rivelato che è fondamentale conservare il segreto, poiché è incarico dei “grandi” fare in modo che questa magia continui a vivere.
Rispondere alla domanda: – Ma Babbo Natale esiste? – con – Esiste, se tu vuoi che lui esista! – è un modo per portare avanti la tradizione, per trasmettere la responsabilità e tutelare un’infanzia che merita di vivere i sentimenti dell’attesa, del desiderio e di riempirsi gli occhi di meraviglia.
Ciò che non bisogna dimenticare, qualsiasi risposta si scelga di dare, è di darsi appuntamento il 25 dicembre sotto all’albero di Natale.
Quest’anno vi invito a fermarvi a pensare a quello che state provando in quel momento, insieme con i vostri figli, vi invito a dare un nome a quei sentimenti, ad annotarli da qualche parte e a conservarli con cura. Troverete lì la risposta alla domanda che ora sto per farvi.
Siete disposti a rinunciare a tutto questo?
Ricordate, Babbo Natale esiste, solo se noi vogliamo che lui esista!
a cura di Valentina Borella, Pedagogista Clinico
Centro Studi Sinapsi Rovigo