Allattamento al seno: buono per la vita
Il latte materno è il miglior alimento possibile per il bambino.
Questo lo sappiamo tutti. La Dichiarazione congiunta tra OMS, UNICEF e i maggiori esperti del settore che sancì questo concetto risale ancora al 1989. Da allora moltissimi studi e ricerche lo hanno confermato. Ciascun cucciolo di mammifero è predisposto per digerire il latte della sua specie e non altri: i vari latti di mucca, asina o cammella, che vanno tanto di moda, sono assolutamente inadatti. Il latte materno si adatta alle necessità del bambino, cambiando la sua composizione a mano a mano che il bambino cresce, e variando la sua qualità, oltre che la quantità, anche nell’arco della stessa giornata, seguendo quelle che sono le esigenze nutrizionali del piccolo. Contiene tutto quello che serve per la crescita e molto di più: come gli anticorpi materni che possono proteggerlo dal contatto con malattie, in attesa che la crescita ( e le vaccinazioni) lo aiutino a farsene di propri.
E ancora sostanze favorenti lo sviluppo dei vari organi, tra cui fattori di crescita cerebrale, attivatori delle funzionalità epatiche, ormoni. Inoltre, contiene le endorfine della mamma, cioè quelli che vengono chiamati “gli ormoni della felicità” che passano dal latte al bambino (sempre che la mamma ne abbia in abbondanza…).
Sembra tutto bello, tutto facile. E allora dove sono i problemi?
Tanti sono quelli che sopraggiungono all’inizio di un allattamento al seno: il latte che non arriva o arriva in quantità insufficiente, il bambino che si rifiuta di attaccarsi, le ragadi, il dolore, la stanchezza. Mille sono le difficoltà che una mamma può trovare nell’allattare il suo bambino. E non aiutano di certo i consigli delle altre mamme e tantomeno i gruppi sui social che, oltre a raccontare le solite “ bufale”, bollano come “ mamma incapace” tutte quelle che hanno difficoltà o incertezze
Cosa fare per superare questo momento così impegnativo?
Ricordiamo che la capacità di una donna di allattare è intrinseca alla sua natura e dipende moltissimo dal suo “ istinto di mamma”. Giochiamo allora su questo. Né il bambino né la mamma al primo figlio sanno esattamente come fare: è la natura (e l’odore della pelle) che attrae il bambino verso il seno e lo fa attaccare. Certo, la tecnica di suzione corretta non si impara subito, così come il latte non esce immediatamente dal seno a fiotti. Ci vuole tempo e pazienza: la mamma proverà ad attaccare il bambino quando è ancora tranquillo e mai troppo affamato, lo lascerà giocare col suo seno senza porre come essenziale il fatto che mangi subito e tanto. E soprattutto non si farà prendere dal panico: ricordate che nessun bambino è mai morto di fame in presenza di cibo!
Il consiglio che mi sento di dare è quello di considerare l’alimentazione solo uno degli aspetti dell’allattamento al seno. Più importante è il rapporto empatico che si deve creare tra mamma e bambino: devono imparare a conoscersi, cominciare ad interagire, imparare ad amarsi. Per cui se avete problemi riscoprite il contatto pelle a pelle, mettendo il viso del vostro bambino a contatto con la pelle nuda del vostro seno: sarà il vostro odore, il battito del vostro cuore a tranquillizzare il bambino e a orientarlo verso il capezzolo a cui imparerà ad attaccarsi. Tempo e pazienza: vi accorgerete che con i figli non sono mai abbastanza! La mamma dovrà in primo luogo essere convinta, voler allattare non solo perché deve nutrire il proprio bambino, ma soprattutto perché le fa piacere, per instaurare un feeling speciale col suo cucciolo, creare un legame affettivo profondo.
Nessuna mamma deve essere costretta ad allattare.
Se si deve fare controvoglia o se questo genera ansia o disagio è preferibile lasciar perdere o tentare un altro approccio. Così come passano nel latte gli “ ormoni della felicità”, passano anche la tristezza, la rabbia e la depressione e creano al bambino una irrequietezza che scatenerà problemi quali coliche, rigurgiti, dermatiti, pianti inconsolabili. Pensateci quando attaccate al seno il vostro bambino: gli date una parte di voi e deve essere una parte buona. Chiedete informazioni serie al vostro pediatra innanzi tutto, al vostro medico, a chi ha le competenze per aiutarvi. E ricordate che essere in crisi, non sentirsi all’altezza nel gestire un bimbo appena nato è assolutamente normale. Fatevi aiutare e fatevi coccolare. Tutto quello di bello che verrà fatto a voi, lo potrete passare al vostro bambino.
dottoressa
Valeria Rossi
Pediatra di Famiglia