1° Novembre – Festa di tutti i Santi
Perché una festa dedicata a tutti i Santi?
Ma soprattutto, chi sono i Santi, esistono ancora
e cosa hanno da dire al nostro tempo?Lo abbiamo chiesto a don Piero Mandruzzato,
parroco di Ceregnano e direttore della Caritas diocesana.
Il mese di novembre si apre con una festa religiosa, quella dedicata alla Solennità di tutti i Santi.
Che cosa significa?
Diverse cose: che la vita umana è più grande di quello che vediamo, che la storia del mondo va oltre le cose che ci spieghiamo, che ogni persona apparsa su questa terra è misteriosamente unita alle altre, che questo avviene grazie all’unione con Dio, che mediante la preghiera possiamo donare vita e benedizione gli uni agli altri anche se siamo lontani nel tempo e nello spazio… che ognuno è chiamato in questo mondo con un compito unico e irripetibile, a percorrere una via diversa per ciascuno ma che porta tutti quanti a dare il meglio di sé…
Chi sono i Santi?
Sono quelli che hanno percorso la loro strada fino in fondo, senza smettere mai di camminare, anche fallendo, ma trovando sempre la fiducia di rialzarsi. Grazie a questa testimonianza così meravigliosamente umana, essi diventano sprone e fonte di ispirazione per tanti altri che sono ancora in viaggio.
Chi oggi, tra i vivi, può essere guardato come ad un esempio di santità e perché?
Forse hai già sentito che l’ultimo documento importante che papa Francesco ha scritto è proprio – il sottotitolo recita così – “sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”.
Lì scrive: «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere» (Gaudete et Exsultate, n. 7).
Che cosa hanno da dire ai bambini o ai loro genitori?
Francesco, pensando al tempo di oggi, tra le tante caratteristiche dei santi ne mette in rilievo soprattutto cinque: sopportazione, pazienza e mitezza; gioia e senso dell’umorismo; audacia e fervore; vita di comunità; preghiera costante. Mi viene da pensare, ad esempio, a quanto la vita delle mamme e dei papà sia esposta a una quotidiana scorticatura della pazienza: continui contrattempi e contrarietà, incombenze, orari massacranti…
Ci si carica di negatività, di tristezza, di rabbia. I santi però sanno che non c’è nessuno stato d’animo che non possa essere trasformato dalla coscienza di essere amati da Dio. Il mezzo sorriso fisso sulla faccia di tante mamme iperattive mi dice, spesso, che stentano a credere di essere amabili così come sono: devono essere impeccabili, perfettamente efficienti, pronte a tutto “h24”.
Il sorriso è più una contrazione facciale. I santi pregano perché quello è l’ossigeno della loro pazienza e della loro autentica gioia. Non è sano sentirsi in colpa perché ci si prende del tempo per se stessi… Non è neanche santo.
Perché nella nostra società i Santi sembrano aver perso il fascino attrattivo che attribuiamo invece a tanti personaggi televisivi…
Forse perché si fa fatica a superare lo stereotipo del santo-non-umano, il santo-superman. In realtà la santità è l’arte di diventare più umani, o almeno di conservarsi umani. La vera linea di confine oggi, forse, non è tra credenti e non credenti, piuttosto tra chi ancora crede nell’uomo e chi non ci crede più. Certo, diventare umani non è facile, chiede grande libertà di cuore, è più facile imitare qualcun altro.
Quando è stata istituita questa festa?
Sembra che sia nata nel 609, con la dedicazione della chiesa di Roma che oggi chiamiamo il Pantheon. Il Papa di allora l’aveva dedicata ai martiri, che nei primi secoli della Chiesa erano considerati il vero modello di santità, perché per la fede in Cristo avevano perso la vita stessa.
Come la festeggi Lei?
Con la mia comunità di Ceregnano. Sia il primo di novembre che l’11, che per noi è festa del patrono, san Martino di Tours. Lui, morto a fine del III secolo, è stato tra i primi ad essere riconosciuto santo non perché martire, ma per la meraviglia di umanità che ha saputo testimoniare in vita.
Il 2 novembre, invece, è il giorno dedicato ai defunti.
Perché questo giorno, se non solo come occasione commerciale per vendere più fiori?
In fondo il 2 è un giorno per pensare al nostro cammino, a cosa stiamo facendo della nostra vita. Se non ci piace cadere nella suggestione commerciale, possiamo sempre visitare i nostri defunti e offrire loro il nostro desiderio di dare il meglio di noi, di diventare delle belle persone.
don Piero Mandruzzato
parroco di Ceregnano
e direttore della Caritas diocesana