Con lo sguardo verso il cielo a cercare le stelle cadenti
Tutti abbiamo assistito al pirotecnico succedersi in cielo delle stelle cadenti. Apparentemente imprevedibili e disordinate nei tempi e luoghi e direzioni delle loro corse, agli astronomi quelle scie luminose possono raccontare molte cose.
Esse possono essere causate da frammenti prodotti da scontri fra asteroidi: piccole o meno piccole briciole di roccia mista a metalli che, precipitando a terra, cedono l’energia cinetica della loro grande velocità (dell’ordine delle decine di chilometri al secondo) al gas atmosferico che ne resta surriscaldato, ionizzato, infiammato. E arrivano in modo disordinato e anarchico, raccontando ciascuna una storia individuale e diversa da tutte le altre. Sono le meteore più imprevedibili.
Oppure possono provenire da comete passate anni o decenni o secoli prima: petali che si staccano progressivamente dal corpo gelido del nucleo cometario e si precipitano nell’atmosfera come in processione, raccontando questa volta una storia di gruppo, in cui la comune origine dalla stessa madre è rivelata dall’apparente provenienza di tutte le scie da un punto comune nel cielo (a ricordare l’antico passaggio della cometa) che gli astronomi chiamano radiante: nel caso delle famose lacrime di S. Lorenzo questo punto si trova all’interno della costellazione di Perseo e quei frammenti derivano dalla cometa Swift-Tuttle che passa ogni 133 anni. L’ultimo suo passaggio vicino a noi è avvenuto nel 1992.
Avvicinandosi al Sole il nucleo di ghiaccio della cometa comincia a evaporare in superficie liberando così enormi quantità di frammenti rocciosi che vi erano contenuti fin dall’inizio della vita del sistema solare. I frammenti perduti continuano ad orbitare intorno al sole ripercorrendo la traccia dell’orbita della cometa-madre. Ogni anno la Terra, nel suo moto intorno al Sole, incrocerà quella scia circa alla stessa data che per noi segnerà il ben noto tradizionale appuntamento.
Determinare il punto radiante di uno sciame di stelle cadenti e come la sua posizione possa lentamente variare anno dopo anno, insieme con l’intensità luminosa, il colore, la forma della scia, eccetera, vuol dire anche individuare la cometa di origine, e quindi l’epoca del passaggio e altre sue proprietà che giustificano, o giustificavano in passato, l’impegno osservativo di questo fenomeno.
Anche se le meteore del 10 agosto solo le più famose, ci sono molti altri sciami derivati dalle molte comete che periodicamente transitano all’interno del sistema solare.
Gli altri sciami più notevoli sono le Geminidi (dalla costellazione dei Gemelli, intorno al 13 dicembre), le Leonidi (costellazione del Leone, il 17 novembre), le Quadrantidi (costellazione obsoleta del Quadrante, il 3 gennaio), le Aquaridi (costellazione dell’Aquario, il 4 maggio).
La scoperta dell’origine cometaria degli sciami meteorici è dovuta ad un astronomo italiano, Giovanni Schiaparelli, che per primo nel 1866 ha intuito e dimostrato questa importante parentela.
nella foto Giovanni Schiaparelli
(Savigliano 1835 Milano 1910)
uno dei più grandi astronomi italiani
a cura di Enzo Bellettato
direttore del Planetario Civico