Sull’utilità della noia nei bambini
Danza, nuoto, canto, pianoforte, inglese e calcio, e nei fine settimana impegni cadenzati ogni ora: sono queste le giornate di molti bambini e bambine, organizzate e gestite, spesso con grande fatica, da mamma e papà, a volte con il contributo dei nonni.
E se non si organizzasse nulla? O meglio se tra un’attività necessaria e una piacevole si lasciasse anche il tempo per annoiarsi? Non accadrebbe niente di spiacevole, anzi la noia può essere uno spazio costruttivo importante per i bambini, come ci spiega la dr.ssa Martina Cavallari, Psicologa ad indirizzo clinico e formatrice insegnanti da più di quindici anni.
E’ molto utile lasciare al bambino uno spazio e un tempo per sentire ciò che desidera realmente, per percepire le proprie preferenze e anche per divenire consapevole delle relative difficoltà per concretizzarle.
Diversamente, il bambino rischia di non distinguere ciò che desidera da ciò che, invece, desiderano la mamma, il papà, i nonni…per lui. Con giornate dense di impegni definiti da altri, il piccolo potrà arrivare a sentire in modo stressante la richiesta di performance e potrà anche aumentare la sua sensazione di dipendenza. Per molti genitori far fare mille attività al proprio figlio è una garanzia per renderlo competitivo in tutti i campi, per assicurargli la migliore prestazione, che spesso è percepito come l’unico mezzo per avere successo nella vita.
E così anche il weekend viene saturato di impegni, senza lasciare tempo libero da trascorrere in famiglia, o magari in compagnia di qualche amico o di un libro per poter sentire il silenzio dentro e fuori, riflettere sulle tante esperienze fatte dal lunedì al venerdì, maturare propri pensieri.
Nell’esperienza di più di quindici anni, svolta negli ambulatori di Rovigo, Este e Reggio Emilia, riscontro senza distinzioni, che questa tendenza di riempire le giornate dei nostri bambini è molto diffusa, pur essendo faticosa, e diciamolo, spesso anche dispendiosa.
La noia fa paura, la noia è depressiva: rappresenta il vuoto, la solitudine e l’isolamento. Inoltre, la noia può essere letta come simbolo di una potenziale mancanza di futuro progettuale, e chi lo vorrebbe per i propri figli? C’è inoltre il timore che i bambini non possano o non riescano a gestire questi momenti di vuoto, ma se non si trovano mai nella situazione di potersi sperimentare ed allenare quando ne saranno capaci?
Imparare a gestire la noia è un traguardo strategico per un bambino, un’abilità preziosa, che gli tornerà molto utile anche da adulto, quando la realtà che non sarà più filtrata, adattata, edulcorata dai genitori. Ecco perché avere lo spazio per imparare a conoscersi, ascoltando se stessi, andando oltre il riconoscersi nei consigli e nell’organizzazione degli altri, aiuta a distinguere ciò che si è. E si è anche se non c’è l’altro. È importante però fare attenzione, però, a non lasciarlo troppo solo: potrebbe infatti percepire di non valere, di non contare.
I momenti liberi da impegni e attività programmate, sono preziosi per imparare a conoscersi, per facilitare concretamente una crescita sana e serena.
Tempi per poter semplicemente fissare le nuvole e immaginare, per disegnare senza un tema o uno scopo, per cantare senza dover rendere conto a qualcuno del proprio risultato.
Quanto farebbe bene anche a noi adulti?
Dott.ssa Martina Cavallari, psicologa