C’e un modo per essere famiglia felice: puntare sull’autostima
Le famiglie felici esistono eccome. Ma non sono quelle perfette, senza problemi, dove non si litiga mai ed è tutto in ordine. Le famiglie felici sono quelle dove c’è
un alto livello di autostima.
A dircelo sono Alberto Pellai e Barbara Tamborini coautori del libro bestseller “Il metodo di una famiglia felice”, nella vita marito e moglie e genitori di 4 figli. Medico, psicoterapeutra dell’età evolutiva, ricercatore di Scienze Bio-Mediche all’Università di Milano lui, psicopedagogista e scrittrice lei. “Il Metodo di una famiglia felice – ci spiega Barbara Tamborini – è nato dalla volontà di mettere a fattor comune ciò che nella nostra numerosa famiglia abbiamo sperimentato del difficile, ma affascinante ruolo dell’essere genitori e dell’essere coppia”
Intervista a Barbara Tamborini a cura di Micol Andreasi
Che cos’è la famiglia?
E’ il luogo dove costruire la felicità. Essere con persone che ti conoscono profondamente, che per questo sanno quando aiutarti, sostenerti, seguirti o lasciarti solo a provare, è l’unico modo per costruire l’autostima. Non intendo solo quella dei ragazzi, ma anche quella di noi genitori che a nostra volta dai figli riceviamo ciò che è utile per sentirci amati, quindi riconosciuti. La famiglia è il luogo degli sguardi che affermano: ”eccomi”, “io sono con te”, “tu sei importante”.
E’ questa l’autostima ?
L’autostima è questione complessa che nel libro cerchiamo di spiegare riconducendola a 6 dimensioni relazionali. Con gli altri o con gli amici; con le nostre emozioni ovvero con la capacità di esprimere ciò che proviamo senza far scattare la rabbia; con l’ambiente esterno ed il protagonismo; con la scuola ed il lavoro; con il nostro corpo – di gran lunga la relazione più complicate perché non è facile sentirsi bene nella semplicità e magari in un corpo che non rispecchia ciò che desideravamo o non in conformità con i modelli estetici dominanti. E poi c’è la relazione con la famiglia. Qui dentro ci portiamo, il più delle volte, i vissuti di tutte le altre dimensioni relazionali . Per questo è fondamentale sentirla come un luogo in cui stare bene, in cui ci si sente visti. Laddove ci sono famiglie con solide relazioni, qualunque sia la difficoltà presente in una delle altre dimensioni, essa trova presto il suo posto.
Quanto sono importanti le regole?
Sono fondamentali. Sono il territorio di costruzione della personalità del bambino, determinano la sua capacità di stare in un ambiente. Il bimbo nasce con un senso di onnipotenza, assecondato nei primi mesi di vita da mamma e papà. Le regole insegnano l’attesa, la frustrazione, ad accettare le sconfitte e la fatica, educano al senso del limite: tutto ciò che è alla base delle costruzione di un’autentica relazione.
Telefonini e tablet… si o no, per essere felici?
A casa nostra no fino alla fine della terza media. La preadolescenza, quella fasce di età che va dai 10 ai 14 anni circa, è facile preda della noia, occasione splendida per ogni piccolo uomo o piccola donna in trasformazione e crescita. Ecco, il cellulare sposta la possibilità di sperimentarla, di incontrare il tempo vuoto e quindi di imparare la fatica di uscirne, socializzando, sviluppando competenze pratiche, sperimentando. Con il cellulare o il tablet a disposizione viene spontaneo scegliere la via più facile e meno faticosa: un post su facebook, qualche messaggino…E’ tempo perso.
Ha qualche consiglio da dare per gestire al meglio i mesi vacanza?
Per i genitori che lavorano, credo che la cosa migliore sia sempre attingere a ciò che offre il territorio, cercando proposte educative strutturate come i centri estivi organizzati dai Comuni o quelli parrocchiali, ma ce ne possono essere molte altre.
Come riesce a conciliare tutto: il lavoro, quattro figli?
Io e mio marito abbiamo la fortuna di poter essere professionalmente complementari. E mentre lui lavora fuori, io posso farlo da casa. Così mi è più facile seguire i nostri ragazzi. Per il resto, procedo per tentativi d’errore.