L’uomo dei mille cappelli

Il ragazzo dei mille cappelli non li aveva mai conosciuti i suoi genitori. Era cresciuto a casa di una zia paterna appassionata di collezionismo, il più delle volte sempre solo.

La zia trascorreva giorni interi a frequentare mostre, salotti, mercatini e ad acquistare ogni genere di ‘valore’. Si, ‘valore’ : lei li chiamava così tutti quegli oggetti stravaganti, alcuni antichi, altri non, che le riempivano la casa.

Tra questi, c’era una collezione spropositata di cappelli da ogni parte del mondo, di ogni epoca…ordinati in un’enorme camera delle meraviglie.

E’ qui dentro che il ragazzo dei mille cappelli, fin da quando era molto piccolo, trascorreva gran parte del suo tempo. Era la sua stanza preferita.

Lì dentro: provava e riprovava, si divertiva guardandosi allo specchio e ad incontrare tante immagini diverse riflesse da quello specchio. E ciò gli bastava per sentirsi meno solo. E la zia, benché custode gelosissima delle sue collezioni, lasciava fare. In fondo al cuore le faceva piacere pensare che quel bambino senza genitori e sempre solo provasse una qualche gioia, indossando i suoi cappelli.

 

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Così fu per lungo tempo. Ogni giorno il bimbo indossava un cappello diverso. Ne aveva uno per ogni occasione: per la colazione, per il pranzo, per la cena, per la domenica, per la scuola, per guardare la tv, per lavarsi, per dormire…e così divenne un uomo, e nessuno – dico – nessuno, lo aveva mia visto senza un cappello in testa. Era il ragazzo dei mille cappelli.

Un giorno accadde una cosa tanto stravagante quanto sconvolgente. Di buon mattino, come sempre, nella meravigliosa stanza della collezione della zia, dopo aver scelto il cappello del giorno stava per posizionarlo sulla testa, quando si accorse che qualcosa non andava…

Per la prima volta in tanti anni, non riuscì ad indossarlo. Suo malgrado, lo cambiò. Ne scelse un altro e lo provò. Ma ancora il cappello non rimaneva sulla sua testa. Ritentò con altri, ma l’esito fu il medesimo. In agitazione si recò allo specchio per osservare che cosa mai fosse accaduto alla sua testa… Si scrutò e riscrutò e si accorse che un gran bernoccolo gli era cresciuto in cima alla nuca …

Ecco l’impedimento!!!

Cominciò ad allarmarsi quando, dopo aver tenuto il ghiaccio per qualche ora, quella protuberanza non si riduceva. Interessò il medico, che lo visitò d’urgenza, senza però riscontrare nulla di grave, se non il fatto che non riuscisse più ad indossare i cappelli. Chiamò lo specialista, che ipotizzò si trattasse di un brufolo invece che di un bernoccolo e lo mise a dieta bianca… Per giorni non osò mostrarsi in pubblico. Senza i suoi cappelli non riusciva proprio ad accettare la sua immagine e neppure ad immaginarsi la vita.

Una sera, mentre era immerso nella disperata ricerca della soluzione al suo problema e consultava migliaia di libri, lesse di un caso analogo al suo e si incuriosì. Si trattava di un uomo di qualche anno più grande di lui residente oltre il mare. Volle raggiungerlo nella speranza di tornare ad indossare presto uno dei mille cappelli.

Partì e dopo qualche giorno di viaggio, con la testa fasciata bussò alla porta della persona che stava cercando. L’uomo aprì. Aveva due occhi neri sorridenti, un fisico asciutto ed energico, lunghi capelli raccolti all’indietro. Fece accomodare sul divano il ragazzo dei mille cappelli e si fece raccontare ciò che era successo.

“Non potrò mai più indossare i miei cappelli se non elimino questo brutto bernoccolo o brufolo che mi è cresciuto sulla testa – raccontò piagnuccolando il ragazzo, mentre si sbendava.- E senza i miei cappelli io mi sento disperato e solo”.

L’uomo ascoltò il ragazzo con attenzione e comprensione e quando ebbe terminato di parlare lo abbracciò…. “Quella protuberanza che tu chiami bernoccolo o brufolo e che vuoi eliminare – gli rispose rassicurante – è in realtà la tua occasione per scoprire chi sei davvero”. Il ragazzo dei mille cappelli fu basito. E tacque.

“Ci sono solo poche persone al mondo che hanno questa caratteristica – continuò l’uomo – e una di queste è mio fratello”. Poi, si spostò i lunghi capelli di lato e mostrò un bel bernoccolo sulla sua testa molto simile a quello del ragazzo. Gli raccontò che quando era molto piccolo perse i genitori e che suo fratello di poche settimane era stato affidato alle cure di una zia che però non diede mai più notizie…

Gli raccontò anche che se non abbandonò mai la speranza di ritrovare suo fratello perché sapeva che al mondo c’erano così poche persone ad avere quel bernoccolo che, spargendo la notizia, prima o poi, era certo che lo avrebbe trovato.

“Il mio bernoccolo – disse – fu la mia speranza ed il mio conforto. Oggi il tuo bernoccolo è la mia gioia e la tua gioia”. Il ragazzo dai mille cappelli si sciolse in un liberatorio pianto e poi in un riso fragoroso…Era felice. Non lo avrebbe mai creduto possibile! Eppure quel giorno, senza nessuno dei suoi mille cappelli, si sentiva più vivo e bello che mai!!! E consapevole di non essere più solo.

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Favola di Coi Momok
Illustrazioni di Emilia Mazzetto, studentessa Liceo Artistico “Roccati” di Rovigo

 

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