Come motivare un bambino?

Ecco allora alcuni consigli per sostenere i nostri ragazzi a continuare.

1. Fare una leggera pressione perché i bimbi o le bimbe facciano uno sport.Non importa se uno, due, tre.. cento prove di sport diversi. Non è solo una questione di capricci se cambiano di sovente: il vostro ragazzo o la vostra ragazza stanno cercando un posto dove soddisfare i propri bisogni di base. Un luogo sicuro dove poter esplorare.

2. Verificate che l’ambiente dove è inserito sia motivante. Non serve essere degli psicologi. Lo capirete quando i vostri figli torneranno a casa e vi diranno cosa hanno imparato di nuovo. Cosa sono riusciti a fare. I loro progressi. Le loro nuove abilità. Le nuove COMPETENZE.

3. Sfavorite in ogni modo o forma la COMPETIZIONE, almeno fino ad una certa età. Ci pensano già loro ad essere giustamente competitivi. Non temete che vi crescano della PAPPAMOLLE. Sostituite il “hai/avete vinto” con il “ti sei/vi siete divertiti” o “hai/avete imparato cose nuove”. Usate la fantasia. Se piange perché ha perso, è arrivato ultimo o non ha segnato chiedetegli semplicemente se si è impegnato fino in fondo. Ricordate che loro sono sensibili al vostro “like”. In due parole: premiare l’impegno, MAI il risultato. MAI.

4. Se volete fare gli allenatori, fate un corso da allenatori (ogni federazione ha la sua). Se siete allenatori non allenate i vostri figli. Mi dispiace, ho molti amici che lo fanno. Non si fa.

5. Non punite mai i ragazzi facendogli saltare l’allenamento. L’allenamento è un momento formativo come la scuola. Gli togliereste la scuola perché non vogliono andare a trovare la nonna?

Lo sport può soddisfare i bisogni di Competenza, Autonomia, Relazione
In definitiva: è tutto oro ciò che luccica? O, meglio, sport sempre e comunque per i nostri piccoli? La mia risposta è SI. Lo sport di per sé è già strutturato per soddisfare bisogni di Competenza, Autonomia e Relazione, soprattutto in fase iniziale.

Non tutti gli ambienti sportivi, tuttavia, sono sufficientemente motivanti nel lungo andare. E questa a mio avviso è la causa del cosiddetto ‘drop-out’, il fenomeno per cui dai 14 ai 18 anni c’è un tasso di abbandono molto importante dello sport giovanile. Su questo tema servirebbe un intervento importante di formazione ed informazione all’interno delle società sportive di base da parte delle Federazioni. Ma questo è un altro paio di maniche.

bonvento

 

 

 

a cura di Marco Bonvento dottore in Psicologia Cognitiva Applicata e specialista in Psicologia dello Sport dirigente di Confindustria Atletica Rovigo e Presidente provinciale Federazione Italiana Atletica Leggera

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