Conosciamo il Delta… Da Santa Giulia alla sacca di Scardovari
Dopo essersi moltiplicato in canali, valli dolci e salmastre, spiagge, lagune, paludi, sacche, golene, buse, barene, bonelli, scanni…il Grande Fiume muore nell’Adriatico tra il Veneto e l’Emilia.
E’ qui che la terra sembra non cominciare mai ed il mare non finire…
Intorno: cavane, barche, orti per la coltura di cozze e vongole, idrovore, chiuse, argini ci fanno tornare alla memoria i ritornelli di alcune canzoni popolari che narrano il duro lavoro e la fatica della vita dove tutto era “aqua e tera, tera e aqua da matina fino a sera” e dove il Grande Fiume che “pare bon” talvolta “diventa paron cattivo”…
Luogo di grande fascino, il Delta del Po non lascia mai indifferenti.
Attrezzati di macchina fotografica e cappello partiamo insieme alla sua scoperta.
Santa Giulia è una località di appena un centinaio di abitanti nell’enorme comune di Porto Tolle, appunto nel cuore del Delta.
E’ qui, precisamente al Roxi Bar, che ha inizio il nostro tour. Di fronte al Roxi, c’è l’argine con il porticciolo.
Ci aspetta Nichi Pennini con la sua nuova barca da turismo. Di un giallo fiammante con 10 posti a sedere, Nichi l’ha acquistata e sistemata da poco con i risparmi del suo lavoro da pescatore.
Lui, nel Delta, c’è nato 29 anni fa e da allora non ha smesso di attraversarlo.
Prima di salire a bordo, scattiamo una foto al ponte di barche, uno dei pochissimi esistenti che collega la sponda di Santa Giulia con quella di Gorino Sullam nel comune di Taglio di Po.
Il motore è acceso, si parte.
Il rumore delle onde rotte dal nostro barchino e l’odore salmastro dell’acqua ci accompagnano mentre attraversiamo il Po della Gnocca in direzione della foce. Intorno all’acqua i canneti si stanno rinnovando di un verde acceso, riparo sicuro per le foleghe, le volpoche, i cormorani, gli aironi, i germani reali, le beccacce. Se ne vedono a quantità.
E’ un tripudio di colori che dall’acqua si alza verso il cielo e viceversa. Man mano che la barca incontra il mare aperto le onde si fanno più grosse. Ci divertiamo a contarle: le prime due sono sempre grandi, la terza più piccola e poi si ricomincia… finché lo sguardo non è catturato dal faro di Gorino.
Lo osserviamo da lontano mentre Nichi, che è anche una guida esperta, ci racconta dell’isola dell’Amore su cui si erge il faro e della locanda aperta fino a qualche anno fa.
Quando ci inoltriamo nel Bonello del Bacucco dobbiamo abbassare più volte la testa.
E’ un dedalo di paradelle fitte di vegetazione alta. Canna, palustre, per lo più, quella che un tempo veniva utilizzata per costruire i casoni. Lo spazio è stretto, ci avvolge un silenzio magico, ritmato dall’acqua e dalla presenza degli uccelli.
La nostra guida ferma la barca e ci fa scendere sulla spiaggia dell’isola dei Gabbiani.
Ci accolgono loro, i gabbiani. E poi, danzando, prendono il largo verso il mare aperto, mentre noi ci bagnamo i piedi raccogliendo conchiglie. Prima di ripartire ci dedichiamo una pausa all’ombra dei casoni di canna palustre che qui sono più di qualcuno.
Risaliti in barca, ci muoviamo in direzione della Sacca degli Scardovari.
Ci accorgiamo subito dei resti di un vecchio edificio emergere imponenti dal mare.
Nichi Pennini ci spiega che era un vecchio magazzino per il riso, quando, un tempo, qui era tutto risaia. L’edificio è uno dei primi della zona costruiti in cemento armato e, forse, per questo sopravvissuto in parte all’erosione dell’acqua. Testimonia la continua trasformazione di quest’area geografica, in cui la natura mostra tutta la sua forza.
Poco oltre, verso l’argine si intravedono le cavane dei pescatori. Costruite in legno su alte palizzate, servono come basi di appoggio o ricovero per gli strumenti. Verso l’Adriatico, invece, ci sono gli orti con le barche ed i pescatori impegnati a raccogliere il frutto più prezioso di questa fetta di mare: le vongole veraci del Delta, riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali tra i prodotti tradizionali italiani.
Spingendoci oltre, si aprono file interminabili di palizzate di legno: sono gli allevamenti di cozze.
Sopra i pali i gabbiani stanno come guardiani e ci fissano, mentre noi scattiamo qualche foto.
Siamo in barca da oltre due ore, è tempo di tornare.
Sulla strada del ritorno ancora il mare, la terra, i canneti, le barche, i casoni, le beccacce, i cormorani, gli aironi, i germani reali… tutto ci sembra nuovo. E’ una questione di luce – ci spiega la nostra guida – il paesaggio di queste parti cambia con le variazioni della luce. Impossibile annoiarsi !
Attracchiamo al porto di Santa Giulia. Ringraziamo Nichi Pennini mentre ci aiuta a scendere.
Abbiamo fame e quei pescatori ci hanno fatto venire voglia di mangiare pesce. A due passi a piedi dal Roxi Bar c’è l’osteria Arcadia. Più in là c’è l’imbarazzo della scelta.
Dopo aver mangiato, facciamo una bella passeggiata a piedi per raggiungere la pineta Cassella. E’ un’area verde rigenerante per la sua ombra e per i suoi profumi.
Programmiamo di ritornare qui, la prossima volta con la bicicletta.
Partenze con la barca di Nichi Pennini: ogni sabato, domenica e festivi alle 10.30 – 15.30 e 17.30.
La barca tiene 10 posti. Il costo è di 15 euro a persona: bambini sotto i 6 anni gratuito.
reportage a cura di Micol Andreasi sotto la guida di Nichi Pennini