Due mummie a Rovigo?
“L’antico Egitto”, la scritta bianca sul fondo nero della lavagna anticipava alla classe l’argomento della lezione successiva.
Un moto di orgoglio aveva acceso di brio gli occhi di Amir. Finalmente si sarebbe parlato della sua terra, finalmente sarebbe stato lui ad alzare la mano per rispondere ai quesiti della maestra.
Sapeva tutto Amir della sua civiltà, la mamma gli aveva insegnato con pazienza tante cose del luogo dove era nato, ma dal quale era dovuto partire piccolissimo per giungere in Italia. Gli aveva insegnato ad esser fiero delle sue origini e riconoscente nei confronti della terra che ora lo accoglieva.
Ogni sera le mostrava un libro diverso, foto, ricordi, importanti avvenimenti di quel posto lontano, misteri e curiosità, ma la domanda impaziente di Amir era sempre la stessa: “E le mummie? parlami delle mummie…” Lei sorrideva con dolcezza, e ripeteva: ” Amore ti ho raccontato tutto quello che so…” Ma ad Amir non bastava, ogni giorno sfogliava i libri custoditi nella sua camera, lente di ingrandimento alla mano e il vecchio telefono rotto del papà, faceva finta di telefonare ai più importanti musei del mondo per comunicare le sue scoperte.
Attese quel giorno con ansia, la mattina presto mentre ancora tutti dormivano, si alzò per fare un ripasso veloce di tutto quello che sapeva.
Fu un’ora lunga, la maestra leggeva e lui con il dito impaziente scorreva le parole sul sussidiario tenendo a segno. Le piramidi, il Canale di Suez, i faraoni, era tutto nella sua mente, non aspettava altro che una domanda e la sua mano lesta si sarebbe candidata per prima per fornire una risposta.
“Bambini, conoscete le famose mummie di Rovigo? Anche la nostra città ha una collezione egizia e due mummie sono custodite fra i reperti, una è addirittura di un bambino…”
Tutti si guardarono stupefatti, la mano di Amir partì veloce verso l’alto, ma poi dovette arrestarsi. “Amir, dimmi!” ..” No, nulla maestra è stato uno sbaglio!” Abbassò la testa, e un senso di delusione misto alla sorpresa lo pervase.
Passeggiava spedito verso casa, le mattonelle della piazza scorrevano veloci sotto i suoi occhi, le braccia lungo i fianchi, la testa bassa raccontavano ai passanti un Amir pensieroso.
“Ciao me putin!..cossa ghe? Tiè tanto tristo!” La voce di nonno Mario lo portò via per un momento dai suoi pensieri. Se ne stava li, davanti all’uscio del palazzo, seduto sulla vecchia sedia impagliata, a guardare i passanti.
Nonno Mario, così lo chiamava Amir era il nonno che lui non aveva mai avuto, il complice dei suoi malanni, le braccia forti custodi dei suoi pianti, la voce dei racconti più belli.
“Mmh…niente! Ho scoperto che a Rovigo ci sono due mummie, e io non ne sapevo nulla…”
“Certo putin, mi so tutto! Va su che sento un profumin che vien da casa tua, magna con calma che dopo te conto tutto!”
Gli occhi di Amir si spalancarono felici…”Davvero? faccio prestissimo nonno!” Corse veloce su per le scale, entrò e senza lavarsi le mani cominciò a fagocitare tutto quello che la mamma le aveva preparato. Non l’aveva nemmeno salutata ” Amir non mi dici nulla?” “Si mamma, è tutto squisito come sempre!”
Seduto sulle ginocchia del nonno, accompagnato dal dondolio della sua sedia, il racconto cominciò…
“Le mummie arrivarono a Rovigo alla fine dell’Ottocento. Fanno parte di una raccolta di reperti molto misteriosi e preziosi che inviò dall’Egitto un certo Giuseppe Girolamo Valsé Pantellini”
“Non mi sembra un nome egiziano nonno!” – ” Certo che no putin, lui era italianissimo, anche se suo nonno era francese. Se ne era andato in Egitto in esilio e aveva iniziato come umile cameriere. Sai, in terra straniera si deve cominciare tutto da capo, e così lui con pazienza e forza di volontà partì servendo in tavola per poi diventare il proprietario di un magnifico albergo a tre piani chiamato New Hotel, donatogli nientemeno che dal viceré.
Ho sentito dire che fosse un paradiso in terra, fiori bellissimi, ruscelletti e tutte le cose più belle adornavano il suo giardino.
Era un albergo di lusso e per questo vi alloggiavano persone importanti sai, nobili, ospiti illustri e tra questi appassionati egittologi che contagiarono il signor Pantellini con la loro passione. Gli mostravano reperti di tutti i tipi, dentro a preziose casse, reperti che avevano potuto scovare proprio li, in quel luogo magico. Uno sguardo di immenso stupore animava il volto del giovane albergatore tutte le volte che uno di quegli affascinanti oggetti si palesava ai suoi occhi.
Così un bel giorno a Rovigo si venne a sapere che lui era diventato un appassionato di quei reperti e gli venne richiesto di mandarne alcuni per creare un museo cittadino dedicato all’Egitto. Il signor Pantellini ne inviò a Rovigo cinque casse piene e pensa che una però era più grande di tutte le altre…secondo te cosa conteneva?” “…Una mummia nonno?” “Esatto putin, una mummia di un bambino di circa 2-3 anni ancora perfettamente avvolta nelle sue bende. Non ti dico quale fu lo stupore dei rodigini quando aprirono quelle casse.
Sembrò una cerimonia, atti lenti e solenni per scoperchiare quei misteriosi contenitori. Nessuno aveva mai visto cose del genere, geroglifici, amuleti, statuette…ma la cosa che sconvolgeva più di tutte era la mummia!”
“Nonno, ma la maestra ci ha detto che le mummie sono due però!” “E’ vero, l’altra è di una di donna di circa 25 anni, per molto tempo le dicerie di paese hanno parlato delle mummie come di madre e figlio, era bello pensarlo, che fossero giunti qui entrambi per proseguire insieme anche il loro viaggio nell’aldilà, ma purtroppo non è così. Sono mummie di epoche diverse, per questo non possono avere legami parentali di nessun tipo. Ma nei racconti che mi faceva il papà da piccolo mi piaceva sentire quando lui le chiamava La mamma e il bambino…”
“Uuuu nonno che storiaaa!” “Sei contento Amir? Ora io fossi in te scriverei subito una bella ricerca e la porterei alla maestra! Sai che invidia i tuoi compagni? “Hai ragione nonno. Corro subito in camera a scrivere!”
Amir tirò fuori il suo taccuino da egittologo e scrisse senza sosta tutto quello che la voce calma del nonno gli aveva raccontato. Alla fine sollevò fiero il suo foglio e lo infilò nello zaino. Corse a cercare qualcosa nel cesto dei giocattoli, alzò in aria il telefono rotto del papà. Compose in fretta un numero a caso e lo accostò all’orecchio. “ Pronto? Sono il signor Pantellini!
Vi informo che le mie casse sono appena partite per Rovigo…”
scritta da Evelin Crepaldi