Benvenuto Tisi – 1497
L’inizio di una grande carriera racchiuso in una cartella
Con un gesto tremante sollevò il lembo di quella delicata cartella. Una nuvola di polvere si alzò a prudergli le narici e a ricordargli il profumo della carta di un tempo. Dentro vi erano i suoi primi disegni, gli ostinati tentativi di un uomo che fin dalla giovane età aveva scelto la sua strada. “Benvenuto Tisi – 1497” era scritto a chiare lettere sulla copertina.
Quanto tempo lo separava da quei momenti, quando disegnare notte e giorno.
Mentre la mano accarezzava la carte estrose, prepotente rimbombava nella sua testa il ricordo della voce del padre:
“ Pittore? Che lavoro è mai questo? Un uomo di lettere sarà mio figlio!”
Benvenuto era un giovane mite e di buon cuore, tuttavia riuscì ad imporsi sulle assurde pretese del padre , riuscendo ad affermare la sua volontà. Era testardo.
“Padre, s’io non potrò mai esser pittore in questa casa, sotto il tetto che ogni notte dona conforto alla mia mano stanca, sarò pittore altrove!”
Il 1497 fu l’anno in cui in una uggiosa mattinata d’inverno, Benvenuto entrò nella bottega di Boccaccio Boccaccino maestro di pittura a Ferrara, per apprendere i segreti dell’arte pittorica.
A guidarlo poi, lungo quel difficile quanto appagante percorso, ebbe altri grandi maestri: Lorenzo Costa, Giorgione, Dosso Dossi, Raffaello, Tiziano e Giulio Romano. Ricordava con affetto e orgoglio quei momenti, ora che era divenuto apprezzatissimo pittore alla corte Estense. La sua mano si fermò sopra uno schizzo che senza chieder permesso gli strinse il cuore.
Era il Natale di tanti anni prima e Benvenuto l’aveva trascorso abbozzando un piccolo bambinello accovacciato ai piedi di una premurosa Maria e un barbuto San Giuseppe. Era nella sua casa di Garofolo, aldilà del Po, quando lo aveva realizzato.
La sua mano, che negli anni si era fatta sicura ed esperta, decideva d’improvviso di omaggiare la sua infanzia. Pennellate veloci abbozzavano le quinte di quella preziosa scena, emulando tutti i maestri incontrati lungo il cammino. Il pennello accarezzava leggero la tela descrivendo monti turchesi e piccoli borghi.
I vaporosi effetti erano un ringraziamento al grande Giorgione e nitidi i tetti di nordiche casupole un ricordo del tedesco Durer. Il pennello correva a destra e sinistra e via via verso il basso dove lasciava posto al suo compagno più sottile degno dei dettagli più minuziosi. Un delicato rosa a più riprese emergeva dal marrone delle terre a modellare i corpi dei protagonisti, pose solenni, le stesse dell’abilissimo Raffaello.
Il giorno seguente atteso con ansia l’asciugar dell’olio, odorò la tela che profumava di colore e fedele ai modellini in argilla che svettavano sul tavolo colpiti dalla luce del flebile sole mattutino, cominciò ad abbozzare le vesti. Chiari e scuri si insinuavano tra le pieghe del manto della vergine, polvere blu e rossa, i sui colori prediletti, attendeva sulla tavolozza di divenir stoffa.
Lenta e faticosa la pittura ad olio, come lo era stata la sua vita tutta in salita, fino a quando giunse al cospetto del grande Duca D’Este. L’orgoglio per il presente affondava le sue radici in un passato colmo di ricordi.
“Benvenuto Tisi”…firmavano le setole sulla trama di stoffa intelaiata…”da Garofalo”, proseguiva fiero il pittore. Il pennello rubava un ultimo tocco di rosso alla tavolozza. Un piccolo garofano dipinto ricordava per sempre il suo amato paese. “Toc..Toc..” bussarono le nocche del pittore. “Avanti” tuonò il Duca. “Il mio dipinto Duca..è giunto a termine!”
a cura di Evelin Crepaldi
animatore culturale ambientale
per CeDi Turismo & Cultura
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Ti aspettiamo sabato 30 dicembre 2017 alle ore 16:00 direttamente in quella che fu un tempo la sua casa: il Muvig di Canaro, ora museo virtuale.
Apriremo insieme la cartella del pittore e da li partirà una magica avventura..