Malambruno… il mago che voleva essere felice

Favola liberamente ispirato al “dialogo di Malambruno e farfarelo” in Operette Morali di Giacomo Leopardi

mago-malanbrunoC’era una volta un mago assai ricco e potente. Il suo nome era Malambruno. Alto, magro, elegante, dritta la schiena, scuro il capo, profondo e severo lo sguardo. Nessuno lo aveva mai visto sorridere… Incuteva rispetto e timore in chi lo incontrava.

Al potente e ricco mago Malambruno, però, mancava qualcosa…Fu per questo che un giorno decise di invocare gli spiriti dell’abisso tutti, perché gli venissero in ascolto e lo esaudissero…

Spiriti d’abisso, Farfarello, Ciriatto, Baconero, Astarotte, Alichino, o comunque siete chiamati… io vi scongiuro nel nome di Belzebù, e vi comando per la virtù dell’arte mia, venga uno di voi in mio servizio!

Appena ebbe terminato di pronunciare la formula… il diavolo Farfarello si materializzò di fronte a lui.

“Eccomi”, disse il diavoletto. “Io sono Farfarello ai tuoi comandi, oh mago Malambruno… comanda pure, che io posso fare per te tutto”.

CHE VUOI ? Una rdiavoloicchezza maggiore – No.
Vuoi un impero grande come quello che dicono che Carlo quinto si sognasse? – No.
Vuoi forse essere circondato dalle donne più belle del mondo? – No!
Vuoi forse onori e buona fortuna più di quella che hai? – No. In fine, allora, che mi comandi? – FAMMI FEL ICE.

Al sentire quelle parole il mago si sentì rassicurato e disse: Tu m’hai da accontentare d’un desiderio. Sarai servito.

Il diavolo Farfarello esitò un attimo e poi rispose: NON POSSO. Come non puoi?
Ti giuro in coscienza che non posso. In coscienza di un demonio?  Sì certo. Non posso accontentarti.

Indispettito dal diniego di Farfarello, il mago gli inveì contro:
“Dunque ritorna ai tuoi Inferi e venga Belzebù in persona ad aiutarmi”.
“Se anche viene Belzebù, non potrà farti felice né te né altri della tua specie”.
Neanche per un momento solo? Né per un momento, né per tutta la vita.
Allora Malambruno insistette…
Ma non potendo farmi felice in nessuna maniera, potresti almeno liberarmi dall’infelicità?

Il diavolo rispose…
Potrai smettere di essere infelice se smetterai di amarti supremamente. Ovvero?
Ovvero smetti di essere egoista e di mettere te stesso ed il tuo interesse sopra ogni cosa. Se ci riesci… Ma questo lo potrò solo dopo morto.

E vuoi che non lo sappia io?… che sono il diavolo. E’ per questo che renderti felice mi è impossibile. Quando uno mette se stesso sempre al primo posto desidera per sé sempre tutto e ottenutolo, vuole ancora e poi ancora e non è mai sazio, e così non può mai essere felice. Mi dispiace mago Malambruno ma io posso solo procurarti altre cose, fama, onori, gloria, denaro, potere, bellezza…la felicità non è in mio potere.
Pronunciate queste parole con un ghigno tra il sadico ed il cinico, Farfarello sparì.

Il mago Malambruno provò un sentimento di rassegnazione e impotenza che mai aveva provato
prima… Vagò una notte intera per la città, senza mai alzare lo sguardo da terra. E la sua schiena dritta, si fece curva come quella di molti uomini senza poteri magici…
Se la magia – pensava – non poteva essere garanzia di felicità, allora non mi interessa più, né ha senso il mio potere, né le tante cose accumulate…

L’indomani quando il sole riapparve, insieme alla pioggia, alla porta della sua casa si affacciò un’anziana signora. Chiedeva una magia per riuscire a portare da mangiare ai suoi 10 nipoti.

Malambruno non usò la sua magia, ma fece accomodare l’anziana, la ascoltò a lungo e poi dalla sua dispensa prese tutto il cibo che aveva e gliene fece dono.
Quando qualche giorno dopo l’anziana tornò chiedendo di nuovo un incantesimo, ma questa volta per trovare un ricovero caldo per i suoi nipoti. Malambruno offrì ai fanciulli la metà della sua enorme casa. Con loro condivise quasi tutto.

Capitò nei giorni a seguire che la sua ultima moglie, che lui cacciò, si ammalasse e piangesse sempre. Malambruno lo venne a sapere, e senza un perché, si prese la briga di andarla a salutare. La guardò e commosso dal suo dolore le accarezzò il volto, Lei sorrise contenta finchè chiuse gli occhi.

La gente cominciò a dire che il mago aveva smesso di fare magie, e che ora faceva i miracoli.
In molti gli si avvicinarono. E tutte le volte lui ascoltava, condivideva qualcosa di suo o semplicemente accoglieva…
Non fece mai uso della sua bacchetta magica. La lasciò invecchiare in cantina.

Con il tempo il suo capo si fece brizzolato, la schiena sempre più curva, gli occhi meno brillanti, ma tutti concordavano nel dire che il suo sguardo da severo e oscuro si era fatto più sereno e si vociferava di averlo sentito dire di aver trovato la felicità.
Chissà…

Una cosa è certa: di Farfarello, Belzebù e compagnia bella non si ebbe più notizia!

favola di Coi Momok – illustrazioni di Ilenia Tambè, 7 anni e Caterina

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