Il foglio bianco

Il foglio bianco non fa più paura. Consigli pratici per affrontare il tema di italiano
a cura della professoressa Sara Piffer

Diamo la parola ai protagonisti:

Tutto quel bianco mi fa il vuoto dentro,
non mi viene più un’idea neanche per sbaglio
(Tommaso)

 

All’inizio ho un mucchio di idee, ma poi…mi perdo
(Marta)

 

Io davanti ad un foglio bianco provo il terrore di non riuscire a farci stare tutto ciò che vorrei scrivere
(Giulia)

…Ecco quel che provano alcuni di voi il giorno del “tema” in classe davanti al famoso foglio bianco. E’questo il momento in cui il professore sente rivolgersi domande vitali quali ad esempio: “Ma devo dividere a metà il foglio o posso scrivere una riga sì e una no?”; “Il nome in alto a destra e a sinistra la data o viceversa?”; “Posso usare la matita in brutta?”…. quasi a voler rubare qualche istante al momento dell’inizio, a volerlo allontanare un pochino, sì perché la risposta a queste domande la sapete dalla terza elementare, no?
Generalmente ciò che blocca sono due timori di natura opposta: la totale mancanza di idee o l’eccessiva quantità di idee.
La prima provoca, come dice Tommaso, “un vuoto dentro”, un senso di smarrimento; la seconda un accumulo entusiasta difficile però da gestire, “mi perdo” dice infatti Marta. Il Tommaso di turno procederà fissando corrucciato il foglio come una chiromante con la sfera di cristallo o facendo vagare lo sguardo fuori dalla finestra alla ricerca di un’illuminazione. La Marta di turno impugnerà la penna senza perdere un nanosecondo, perché non si sa mai che qualcuna delle tante idee scappi via, e comincerà la sua personale lotta contro il tempo per farcele stare proprio tutte sul quel benedetto foglio. Il tema di Tommaso sarà di quindici righe scritte in grande, con lo stesso concetto ribadito tre volte. Quello di Marta di tre fogli protocollo fitti fitti, zeppi di spunti e interessanti intuizioni lasciati allo stadio di abbozzo, non approfonditi (d’altro canto in tre ore come si fa ad approfondire quaranta idee) e men che meno legati tra loro.

Che fare?

 

Caro Tommaso, hai mai notato che l’insegnante di italiano ha la netta tendenza a spiegarti come è strutturata una pagina di diario, a farti leggere degli estratti di diari celebri, a farti esercitare a casa nella scrittura di questa tipologia di testo…per poi proporti in classe una traccia in cui ti chiede di scrivere …una pagina di diario? E se magari tratterà della globalizzazione in geografia, approfondendola in antologia con testi che riguardano alcuni aspetti di questo stesso tema…e intanto spiegherà e ti farà provare a scrivere il testo argomentativo….secondo te che traccia ti proporrà? Intendo dire che quasi sempre dietro alla richiesta di scrivere un determinato tipo di testo c’è un lavoro di preparazione per darti gli strumenti per poterlo affrontare. Si tratta quindi di provare ad avere uno sguardo d’insieme su ciò che ti viene proposto, di non considerare ogni ora di lezione a se stante…di chiederti “perché mi propone questo? Cosa vuole insegnarmi?”. Così facendo è probabile che di fronte al foglio bianco tu possa trovarti nella condizione di chi deve far mente locale per raccogliere le idee seminate in diverse ore di lezione e dar loro una forma e non di chi implora un’ispirazione divina.

 

Cara Marta e cara Giulia è davvero entusiasmante avere tante idee su un argomento…il fatto è che…sì insomma…come dire…per spiegarmi mi viene solo questo esempio qui: quando i miei figli erano piccoli adoravano dipingere con i colori a dita (avete presente quei vasetti di tempera in cui si immergono le dita usandole come pennelli?), partivano con il giallo, lo arricchivano di rosso.. così diventava arancione, allora aggiungevano un po’ di blu e via col verde, perché non un tantino di nero, giusto un goccio di viola…e per finire da quest’apoteosi di tinte mischiate tra loro risultava immancabilmente un uniforme color… FANGO. “Ma non è possibile! Erano colori bellissimiiiiii! Non è giusto! C’è un imbroglio!”, a volte ci scappavano persino due lacrime. E’ che erano proprio troppi quei colori…. Il testo risultante da una sfilza di idee sciorinate una di seguito all’altra non lascia un’impressione molto diversa in chi lo legge.
Vero è anche che ogni creazione degna di questo nome ha origine dal caos, da un miscuglio di elementi in cui il creatore interviene per dividere, scegliere, far ordine, dare senso. Avere tante idee è il caos primigenio, potete scrivere queste idee in libertà su un foglio, nel disordine che preferite, poi le rileggete e immaginate come potreste collegarle tra loro per creare un discorso dotato di un filo logico. In questa fase vi accorgerete da sole che alcune proprio non riuscite a farcele stare in alcun modo…è un dolore, lo so… ma dovete metterle da parte, magari le potrete utilizzare un’altra volta.
Depennate le idee di troppo, rileggete quelle rimaste e chiedetevi quali sono più importanti per dire quel che volete dire, quali vale la pena approfondire con riflessioni, esempi… Automaticamente farete una seconda selezione, perché vi renderete conto che usare le altre buttandole lì così, in una specie di elenco della spesa, non aggiungerebbe niente al vostro pensiero. Le idee da quaranta sono diventate venticinque e poi dieci o forse meno…perché in tre ore si scrive un tema non un saggio enciclopedico! Ora sì che potete iniziare a scrivere e son certa che, con un po’ di esercizio, vi verrà un dipinto..ehm..un testo in cui le varie parti sono in equilibrio e ben connesse tra loro.

 

Sara-Piffera cura di
Sara Piffer
docente

 

 

 

 

 

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