Lasciamoli giocare

Due chiacchiere con la pedagogista Claudia Fenzi.

Esiste una forte correlazione
tra sviluppo del gioco e sviluppo intellettivo:
una carenza di attività ludica comporta carenze a livello cognitivo

A parlare con tono tanto perentorio sono gli esperti: psicologi, pedagogisti, insegnanti, educatori. Abbiamo chiesto ad una di loro, la pedagogista rodigina Claudia Fenzi dello Studio Logos, di aiutarci a capire perché giocare è fondamentale.

“Perchè favorisce lo sviluppo della percezione, stimola la memoria, l’attenzione e la concentrazione, la capacità di confrontare e di stabilire relazioni spaziali, temporali, causali, perché influisce fortemente sullo sviluppo sociale e affettivo.

Attraverso il gioco, il bimbo comincia a comprendere come funzionano gli oggetti, scopre l’esistenza di leggi della fisica e di regole di comportamento che vanno rispettate. L’esperienza del gioco gli insegna ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità.

Il gioco non è uno scherzo, ma un processo attraverso il quale ogni bambino diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello esteriore, imparando a mediare tra le proprie esigenze e le richieste della realtà esterna”.

Qualunque gioco va bene a qualsiasi età?
Jean Piaget, nel secolo scorso, distingueva tre stadi di sviluppo del comportamento ludico caratterizzati rispettivamente da giochi di esercizio, giochi simbolici e giochi con le regole.

I giochi di esercizio sono tipici dei primi due anni di vita, la fase cosiddetta “senso-motoria”.
In questa fase il toccare, il conoscere con bocca e organi di senso, il far rumore e il muovere qualcosa generano piacere e strutturano un rapporto di conoscenza con il mondo.

Il piccolo, fino ai 12-18 mesi, affina le capacità percettive e impara a coordinare i movimenti afferrando, portando oggetti alla bocca, osservando colori e forme, ascoltando suoni.
I giocattoli ideali in questo periodo sono sonagli, carillon, giostrine da appendere alla culla, oggetti di gomma da “mordere”; palestrine o tappeti gioco; cubetti di legno o di plastica, costruzioni composte da grossi pezzi, bambole di pezza, palle, giocattoli galleggianti o con parti mobili.

I giochi simbolici
corrispondono al periodo che va dai due ai sette anni di vita, la fase “rappresentativa”.
I bambini cominciano ad adoperare il pensiero simbolico, cioè sono in grado di rappresentarsi mentalmente cose, oggetti, situazioni, persone indipendentemente dalla loro presenza reale. Possono rappresentare le azioni degli adulti (misu- rare la febbre all’orsacchiotto) possono “far finta di” guidare la macchina correndo e sterzando con le braccia o “rappresentare simbolicamente” il volante con un piatto di carta.
Nel gioco simbolico il bimbo si serve di un elemento fisicamente presente per rappresentare, immaginare, identificare qualcosa che in quel momento non c’è. Attraverso questo tipo di attività, stabilisce un contatto con la propria dimensione emotiva, può dare forma alle proprie emozioni e ai propri desideri. All’interno della finzione può esprimersi liberamente diventando ciò che vuole. Non solo si rapporta con la realtà, ma anche con se stesso e impara a conoscersi meglio.
I giocattoli che favoriscono lo sviluppo del pensiero simbolico sono bambole, pentolini, teatro dei burattini, pelouche, macchinine, animali, eroi in miniatura, cucinette, travestimenti e uno scatolone che contiene i più disparati materiali utilizzabili per giocare a “fare finta”.

I giochi di regole
sono i preferiti dai sette agli undici anni, nella fase detta “sociale”. Il bimbo ora sviluppa le proprie capacità di relazione con gli altri. Nel gioco con regole si rispec- chia l’esperienza vissuta nella realtà dei gruppi sociali che il bambino frequenta (scuola, sport, centro ricreativo, ecc.), sperimentando il ruolo fondamentale delle regole per la buona riuscita del gioco

E’ bene che il bambino abbia a disposizione tanti o pochi giocattoli?
La quantità di giochi, a volte, può essere sfavorevole. Il bambino non riesce più ad apprezzare i singoli oggetti e viene inibito nella propria fantasia di utilizzo. Vale perciò la pena gestire la quantità presente nella stanza del bimbo mettendone alcuni in uno scatolone in garage e riproponendoli ciclicamente. Inoltre lasciare che i bambini desiderino dei giocattoli senza poterli ottenere permette loro di utilizzare la creatività e l’immaginazione per realizzarli.

La presenza dei genitori nella fase del gioco del bambino è utile?
Il gioco simbolico non richiede la presenza di un adulto. Il bambino può fare da solo oppure con gli altri bambini. Tuttavia l’interazione con il genitore o un adulto è importante. I genitori possono stimolare il gioco attraverso l’uso di oggetti , stoffe, foulard, scatole e cappelli, burattini, bambole e pupazzi, tutti oggetti che contribuiscono a far nascere nuovi scenari.
Oppure possono semplicemente osservare il gioco dei figli, scoprendo che si tratta di uno strumento importantissimo per conoscerli. Possono entrare nel gioco seguendo le regole di finzione che sono però sempre i bambini a stabilire, ospiti del loro mondo immaginario, tanto fantastico quanto serio e importante.

Perchè i video giochi devono essere usati con moderazione?
Nei giochi tecnologici o elettronici in cui tutto è virtuale, compreso il compagno, il bambino non acquisisce nessuna delle abilità sociali, relazionali, esperienziali e di conoscenza del mondo che gli sono fondamentali per diventare un adulto sereno e realizzato. Certo, esercitandosi continuamente in un gioco, può anche migliorare la sua performance, ma la concentrazione e l’impegno profusi sono finalizzati solo al risultato, nulla è trasferibile nella realtà, nella vita vera. L’utilità ed il valore del gioco vengono a perdersi totalmente, con conseguenze spesso molto negative che emergono nelle fasi successive dello sviluppo.

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