Il mio bebè al nido
L’inserimento al Nido, senza dubbio, è il primo ed il più difficile distacco tra una mamma ed il suo bebè.
La fase di ambientamento è allora un momento delicato ma di estrema importanza: ne dipende la serena permanenza del bambino nella scuola dell’infanzia. Questa fase coinvolge bebè, educatori e un genitore.
Serve infatti a costruire un rapporto di fiducia tra genitori ed educatori e a permettere al bimbo di sentirsi a casa in un nuovo ambiente.
Gli educatori prestano la massima attenzione ai comportamenti dei loro nuovi piccoli e il massimo ascolto dei genitori. Devono infatti, con gradualità e rispetto, imparare a conoscere le abitudini, i ritmi, le paure per riuscire a costruire una nuova relazione. In questa fase, la presenza del genitore a scuola per un periodo più o meno lungo garantisce che il distacco emotivo avvenga senza traumi, permettendo al bebé di esplorare senza timori fino a quando, a poco a poco, gli educatori diventano per lui dei nuovi punti di riferimento e lo spazio intorno un luogo familiare in cui tutto si fa riconoscibile: gli odori, i ritmi, i riti della giornata.
Ovviamente ogni fase di inserimento è diversa a seconda dell’età del bambino e della diversa esplicitazione dell’attaccamento alla figura parentale di riferimento.
Parliamo di attaccamento perchè a proposito dell’ambientamento, noi educatori ci rifacciamo sempre alla teoria elaborata da John Bowlby (1989) secondo la quale il bambino attraverso la costruzione e lo sviluppo del primo legame emotivo con la madre, o un suo sostituto, sviluppa i suoi rapporti sociali, integrandosi in ambienti diversi da quello più familiare, la casa appunto. Infatti, la figura di riferimento oggetto dell’attaccamento, costituendo l’altro elemento della diade, funziona per il bambino come base sicura alla quale ritornare durante le esplorazioni nello spazio circostante e durante i contatti con gli educatori.
Le situazioni insolite creano insicurezza, ma basta uno sguardo verso la mamma per riprendersi. In questo delicato momento il bambino potrebbe aver bisogno di portarsi al Nido e di tenere con sé ciò che Winnicott definisce oggetto transizionale, un qualsiasi oggetto che rappresenta in un certo modo la sua mamma. L’attaccamento è una predisposizione dell’organismo che si esprime attraverso la ricerca di contatto fisico (stare aggrappati, seguire, ecc.) o in segnali che esprimono il desiderio di contatto (pianto, sorriso, sguardo, richiamo ecc.).
Solitamente gli asili nido prevedono l’inserimento in piccoli gruppi per facilitare la condivisione dell’esperienza e sopportare di più le ansie dei genitori e la paura dell’abbandono per i bambini. Se condivisi, paure, angosce, sensi di colpa diventano più facili da superare e la separazione dal proprio figlio smette di essere un dolore.
a cura di Luigina Rossi
coordinatrice psicopedagogica
Comune di Rovigo