Il Palazzo degli Angeli

Si narra che nell’ultima notte dell’inverno del 1787 un fatto prodigioso sia accaduto proprio a Rovigo.

Due angeli messaggeri di ritorno dai mari del sud e già sulla rotta di un nuovo viaggio che li avrebbe portati tra le gelide valli alpine del settentrione, disorientati dalle fitte nebbie della pianura e molto affaticati dal lungo viaggio, decisero di sostare in città per rinfrancarsi un poco.
Scelsero a questo scopo il luogo per loro più adatto: uno dei palazzi più belli del centro, con un magnifico cancello illuminato da fiaccole lucenti, ampie vetrate celesti e preziosi balconi in candido marmo bianco.

Con un volo elegante avvolti da un bagliore leggero, si calarono sul tetto di quello splendido palazzo.

Non passarono inosservati.

Un giovane fornaio infatti, sveglio ed indaffarato nel suo lavoro, si accorse dello strano bagliore e capì che non poteva trattarsi della luna.
Si precipitò immediatamente sulla strada sotto la sua bottega e restò incantato di fronte alla magica vista che si aprì ai suoi occhi. Anche altri lasciarono il tepore dei letti per affacciarsi alle finestre e osservare ciò che sotto i loro occhi stava accadendo nei cieli della città, in quella fredda notte.
Col passar dei minuti una piccola folla strepitante iniziò a raccogliersi intorno al palazzo per osservare più da vicino le creature angeliche, con un misto di devozione, stupore e incredulità.

Solo il vecchio conte proprietario del palazzo pareva non accorgersi di nulla.
Nessuno, del resto, aveva il cuore di avvertirlo poiché era uomo burbero e scontroso.

Il vociare crescente dei curiosi radunati di fronte al palazzo svegliò il conte. Infastidito, scese dal letto, raggiunge il salone d’onore e dal balcone al centro della sala, con voce rauca esclamò:
“Un tal baccano! Tornate a casa gente senza rispetto per il riposo degli uomini dabbene o io…”.

La minaccia restò sospesa e nessuno seppe mai cosa il vecchio conte voleva dire.
Attirato da quella visione di paradiso sopra il suo capo, sul tetto del suo palazzo, restò infine interdetto e senza più parole.

Accadde tutto in un attimo: quel rumore chiassoso infatti spaventò e non poco i messaggeri celesti che volevano solo riposarsi prima di ripartire. Fu così che con minimi battiti d’ali i due angeli si innalzarono a perdita d’occhio e ripresero il volo sulle arcate del cielo.

In terra invece, un altro miracolo si compì quella notte.
Per ordine del conte il palazzo venne eccezionalmente aperto fino all’alba e vennero offerti dalle sue cucine vini caldi e ottimi dolci a tutti coloro che erano stati testimoni con lui dello straordinario evento.

Riferì il conte alcuni anni dopo che da quella sera si sentì cambiato.
Per altre tredici notti consecutive degli angeli gli comparvero in sogno, ed egli affinché non venisse dimenticato il doppio prodigio di quella notte, dispose che per celebrare quanto accaduto, fossero chiamati i migliori pittori di Venezia a decorare il suo già magnifico palazzo con affreschi di splendidi cherubini, in un volo festoso.
Secondo altri, alcune di quelle pitture, troppo belle per fatte da mano d’uomo, ammirate anche dai principi d’Europa, comparvero da sole, come per miracolo, subito dopo la visita degli angeli al palazzo.
Quale sia la verità lasciamo scegliere ai nostri giovani lettori, ma per tutti ancora oggi quel luogo si chiama Palazzo Angeli.

 

racconto di Micheal Miazzi
illustrazione di Evelin Crepaldi

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