Sport: un’ora al giorno
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda almeno un’ora di attività motoria al giorno.
Diversi Paesi della Comunità europea hanno istituito veri e propri programmi non solo per favorire l’educazione all’attività motoria in età prescolare (da 3 a 6 anni) ma anche per diminuire i comportamenti sedentari in un’ età compresa tra gli 0 e 5 anni.
Tuttavia per essere efficace e scongiurare il rischio sedentarietà precoce e tutto ciò che ne consegue, un programma educativo del movimento deve tener conto di diversi fattori. Il primo è la naturale predisposizione dei bambini verso le attività ludiche.
Attraverso il gioco imparano a relazionarsi con i coetanei e con gli adulti, imparano a sperimentarsi e a conoscersi, interiorizzano regole e limiti, accrescono infine le loro competenze motorie, cognitive, emotive e relazionali.
Dall’infanzia alla prima adolescenza il gioco è l’unico veicolo di comunicazione e costruzione del movimento, anche quello più strutturato proprio dello sport.
Oltre alla dimensione ludica, ogni buon programma educativo deve tener conto delle caratteristiche del singolo bambino in relazione ad alcuni schemi motori di base, distinti per aree: la manualità (afferrare, tirare, lanciare, stare appesi, riconoscere con le mani), la mobilità (strisciare, andare carponi, camminare, correre, saltare, arrampicarsi), l’equilibrio (camminare su un binario, stare in piedi su una gamba, ecc…). Occorre considerare le capacità motorie, ovvero: le capacità coordina- tive (elaborazione, controllo e regolazione del movimento), le capacità condizionali (rapidità, resistenza, forza e flessibilità).
Recenti scoperte scientifiche evidenziano i rischi e l’inefficacia educativa di una precoce specializzazione dei giovani atleti nello sport. Per contro, affermano l’efficacia pedagogica e funzionale di attività motorie che includano non solo gesti specifici ma giochi che un tempo i nostri genitori erano soliti svolgere nei cortili all’aperto.
Attività di questo tipo sembrano favorire la multidisciplinarietà delle attività fisiche, permettendo al bambino di arricchire e potenziare la propria gamma di capacità e riducendo il rischio di precoci infortuni e vere e proprie sindromi da sovra-utilizzo tipiche di una specializzazione precoce. Si è potuto inoltre constatare che l’insegnamento di giochi della tradizione all’interno di attività sportive contribuisce a stimolare la motivazione. E così, i bambini riproducono quell e attività e quei giochi di movimento anche in contesti extra scolastici e domestici, vincendo pericolosa sedentarietà.
La motivazione è un altro elemento fondamentale in una programmazione delle attività motorie.
Il bimbo, cioè, deve essere all’altezza del compito assegnato. Tutto deve essere alla sua portata. E con il tempo, forte della sua motivazione e con il supporto dei genitori, il potrà anche scegliere quell’attività che più si addice alle sue attitudini. L’offerta è enorme e destreggiarvisi non è sempre facile. Non esiste, infatti, uno sport migliore di un altro, esistono però attività più o meno complete.
L’unico consiglio utile è assecondare i desideri del bambino, senza forzarlo a fare uno sport preciso. Il movimento è innato nell’essere umano, così come la predisposizione al gioco, bisogna soltanto riconoscerlo e ricordarsi che sbagliando s’impara! Meglio se giocando!
a cura di Alessia Targa