Ci prendiamo un cane?
Quante volte lo sentiamo ripetere dai nostri figli.
Poi, quella foto sul giornale ci intenerisce e convince.
Prometto che me ne occupo io. Guardalo nella foto, mamma, è tenerissimo!
Lo voglio, lo voglio, lo voglio! Prometto, prometto, prometto!
Così portiamo a casa il cucciolo.
Per qualche giorno ci illudiamo che non è poi tanto difficile convivere con un cane in famiglia. Nostro figlio maggiore è così entusiasta da sconvolgerci con le sue solerti premure nei confronti dell’amico fido.
Ma, si sa, l’entusiasmo nei ragazzi si smorza al tramonto.
Ed in men che non si dica ci si ritrova a dover gestire l’ennesimo impegno, l’ennesima incombenza.
Il nuovo arrivato, invece di portare gioia,
esaspera il caos di casa.
E la scelta più estrema sembra inevitabile: restituire il cucciolo o piazzarlo ad altri, con grave danno per lui e per tutta la famiglia.
Un modo per scongiurare questo epilogo c’è: si chiama consapevolezza.
Consapevolezza di che?
Del fatto che il cane non è un oggetto, ma un essere vivente con caratteristiche proprie e bisogni.
Che il cane non può essere utilizzato come surrogato affettivo di ciò che disgraziatamente è venuto a mancare in famiglia o come baby sitter o come compagno di giochi.
E se si vuole che il cane assuma anche una funzione particolare, ebbene, deve essere addestrato a svolgerla.
In qualunque caso, educare il nostro cane è un buon modo per preparare una lunga e felice convivenza.
Tale convivenza, quando ben gestita, è un valido contributo allo sviluppo relazionale ed emotivo del bambino.
Un cane come compagno per crescere si può, ma serve educazione.
La cosa è risaputa. Lo affermano fior fiore di indagini sul campo e lo confermano gli esperti.
Sara Colognesi, ad esempio, psicologa e psicotepeuta di Rovigo, da sempre innamorata degli animali, sostiene che
“prendersi cura del proprio cane, aiuti il bimbo a sviluppare l’empatia, ad osservare e ascoltare l’altro, a rispettarne i confini e lo spazio, a soddisfarne le esigenze, ad aspettare, a gestire la frustrazione. Competenze comportamentali di non poco conto, possibili proprio per il fatto che il cane è un essere vivente con caratteristiche e bisogni che si possono solo imparare a comprendere osservando ed ascoltando”.
E’ così che tra il cane e l’uomo si instaura una comunicazione efficace e a volte profonda.
Certo che tutto va commisurato all’età del bambino. Un bimbo di 3 anni, per capirci, è totalmente incapace di gestire l’interazione con il cane.
Non può essere in grado di riconoscere alcun segnale emesso dall’animale, neppure il più evidente, non può rendersi conto di stringere troppo, graffiare o strappare il pelo. Solo dopo i 6 anni comincia a vedere nel cane un amico e un compagno alla pari.
E dopo gli otto è in grado di capire che l’animale è qualcosa di diverso da lui e come tale vi si rapporta.
Da quel momento in poi, la presenza dell’adulto non è più fondamentale. I bambini diventano perfettamente in grado di rapportarsi all’amico a quattro zampe e ne possono essere i re- sponsabili.
Se l’età del bimbo è un fattore utile per sapere cosa possiamo aspettarci dalla convivenza con un cane, anche le caratteristiche genetiche ed i tratti caratteriali di quest’ultimo sono fondamentali. Non tutti sono uguali e adatti ai diversi nuclei familiari.
La tipologia ed il carattere del cane sono fondamentali.
Veronica Ferrarese è un’educatrice cinofila iscritta all’Albo CSEN e si occupa di aiutare le persone a convivere felicemente con il loro cane, impostando percorsi educativi, rieducativi e ludico sportivi.
E’ proprio la dottoressa Ferrarese ad insistere perché prima di ogni adozione, la famiglia si confronti con un esperto e comprenda bene quale tipologia di cane è più adatta.
“Non si può adottare un cane scegliendone uno da catalogo solo per- ché mio figlio lo desidera tanto – spiega – Bisogna saper distinguere”.
Un cane da tana come un Jack Russell o un Terrier è estremamente dinamico e determinato nel raggiungere il suo obiettivo. Se non lo raggiunge può diventare nervosissimo. Questa tipologia non è adatta ad una famiglia con un bimbo piccolo o dalla vita sedentaria.
I cani da compagnia come i Bolognesi, i Maltesi, i Bolonka sono indubbiamente i meno impegnativi da gestire insieme ai bambini e sono molto affettuosi.
I cani da caccia come i Bracchi, i Setter, i Golden sono ideali per convivere con i bambini. Hanno però bisogno di sgambettare parecchio, quindi richiedono passeggiate frequenti e lunghe, in altre parole richiedono tempo da dedicare loro.
I cani meticci adulti del canile, inoltre, non riservano sorprese, il loro carattere è noto e ben definito, richiedono quindi meno sforzo da parte della famiglia adottiva. E di solito, diventano immediatamente i migliori amici dei bambini.
Per Veronica Ferrarese educare il proprio cane è sempre fondamentale, ma a farlo non possono essere i bambini da soli, è opportuno il coinvolgimento di un adulto.
“Se si sceglie una scuola cinofila – puntualizza – è bene che ad accompagnare l’animale non siano solo i ragazzi. Il rischio è che, data la giovane età, non riescano ad essere abbastanza autorevoli e provino un senso di frustrazione dannoso nella gestione della nuova relazione.
La presenza dell’adulto è, almeno in una prima fase, sempre necessaria. Il cane, d’altra parte, una volta adottato, diventa a tutti gli effetti un membro della famiglia, non una proprietà del bambino”.
GLI OBBLIGHI
1) la denuncia all’anagrafe canina
del Comune di residenza
2) l’inserimento del microchip
per il riconoscimento dell’animale
3) la custodia
4) l’uso del guinzaglio, non più lungo
di m. 1,50 quando si esce in contesti urbani
5) la detenzione di una museruola tutte le volte
che si esce, da fare indossare
solo quando la situazione lo richiede.
6) la raccolta delle deiezioni.
IL CANE DEVE
1) essere sottoposto a profilassi
due volte l’anno
2) essere visitato da un veterinario
ogni volta che la situazione lo richieda
3) poter sgambettare
4) poter avere un luogo tutto proprio
5) non deve mangiare cioccolato
Lega Nazionale per la Difesa del Cane
È un’associazione di promozione sociale costituita nel 1950. Conta circa 125 sezioni locali su tutto il territorio nazionale e circa 20 delegazioni.
La sezione di Rovigo è stata costituita nel 1991. In collaborazione con le Amministrazioni locali, svolge attività di sensibilizzazione sul tema dei cani va- ganti, della sterilizzazione per combattere il randagismo, della raccolta delle deiezioni, nonché all’informazione riguardo al problema dei raccoglitori di animali.
Dal 2007 l’associazione gestisce il Ri- fugio C.I.P.A. Centro Intercomunale Protezione Animali.
Nato grazie ad una convenzione tra quasi tutti i Comuni della Provincia di Rovigo, inaugurato nello stesso 2007 a Fenil del Turco, oggi il rifugio Cipa custodisce 140 cani in attesa di adozione e li prepara per una seconda possibilità di vita in famiglia, rieducandoli.
La storia di gran parte degli animali che vi arrivano, infatti, è una storia dolorosa, fatta di maltrattamenti e abbandoni. Finiscono al Cipa dopo essere stati raccolti dal Servizio veterinario dell’Asl, che presta loro le prime cure.
Al Cipa, la loro vita riacquista dignità.