“Aprile dolce dormire”…L’arte di dormire bene
Lo sviluppo della letteratura scientifica nell’ambito della Medicina del sonno nel bambino ha ricevuto un notevole impulso negli ultimi anni, prendendo spunto sia dalla elevata frequenza dei disturbi del sonno in questa fascia d’età, che dalle importanti conseguenze dimostrate a carico dello sviluppo cognitivo,
della regolazione dell’umore, dell’attenzione, del comportamento e della qualità della vita in generale che questi disturbi possono
provocare in caso di cronicizzazione. Non va inoltre trascurata inoltre la ricaduta della privazione di sonno sulla qualità di vita familiare e sulle prestazioni lavorative dei genitori.
Il ritmo sonno-veglia nei primi anni della vita è una funzione fisiologica che subisce importanti variazioni.
I ritmi.
Tra 1 e 4 mesi di vita, il bambino inizia a sincronizzare i propri ritmi con quelli ambientali (alternanza luce/buio e giorno/notte); da 4-6 mesi a 4 anni si verifica una riduzione progressiva del tempo di sonno totale e dai 5 anni fino all’adolescenza la qualità del sonno dovrebbe essere la migliore del- l’arco della vita.
La durata del sonno. In particolare nei primi 5 anni di vita i cambiamenti più importanti riguardano la riduzione della durata del sonno che, in linea generale, scende da 16 a 14 ore ad 1 anno, a 13 ore a 2 anni e 12 ore a 4 anni.
La riduzione del tempo totale di sonno è a spese del sonno diurno: si riduce progressivamente il sonno diurno da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi fino a 2 sonnellini a 12 mesi, a 1 sonnellino a 18 mesi; scompare prima il sonnellino di mezzogiorno e tra 3 e 5 anni scompare quello pomeridiano.
I disturbi del sonno
Si manifestano come difficoltà di addormentamento e risvegli notturni, sulla base di studi epidemiologici effettuati in realtà culturali differenti e basati su informazioni raccolte con questionari compilati dai genitori, si manifestano come difficoltà di addormentamento e/o risvegli not- turni, nei primi tre anni di vita affliggono circa il 20-30% dei bambini e delle loro famiglie e dai 3 anni in poi rimangono costanti intorno al 15%.
L’insonnia.
L’insonnia del bambino può essere un disturbo primario, essere associata ad un disturbo organico (p.es. problematiche gastrointestinali, otiti non riconosciute, carenza marziale, asma, obesità) o neuropsichiatrico (disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi d’ansia o dell’umore, epilessia, disturbi del neuro-sviluppo) oppure essere secondaria ad altri disturbi del sonno (p.es. disturbi respiratori o sindrome delle gambe senza riposo).
L’attuale sistema classificativo internazionale per l’insonnia definisce quale criterio soglia la presenza di almeno 3 risvegli notturni prolungati, per almeno 3 notti alla settimana, da almeno 3 mesi, o una latenza di sonno aumentata.
In particolare nel bambino i genitori possono osservare se è presente un aumento del tempo necessario per addormentarsi (superiore ai 20 minuti) ed almeno 3 risvegli di durata superiore ai 20 minuti per la maggior parte delle notti della settimana.
Spesso nel bambino la manifestazione più rilevante è la difficoltà di ri-addormentamento senza le condizioni iniziali di addormentamento (per esempio essere cullato o attaccato al seno) per cui il risveglio tende ad essere molto prolungato.
La qualità del sonno.
Per prevenire l’insorgenza di cattive abitudini che possano peggiorare la qualità del sonno, è fondamentale il ruolo preventivo rivestito da alcuni comporta- menti che i genitori possono mettere in atto, per esempio:
- evitare prima di andare a dormire qualsiasi gioco stimolante, luci intense, e forte rumore, al fine di prepararsi per la notte;
- instaurare una routine pre-addormentamento costituita dalle stesse attività rilassanti ogni sera;
- evitare di addormentare il bambino direttamente al seno o in braccio, ma metterlo nella culla o nel lettino quando è stanco, ma ancora sveglio, dargli un oggetto per addormentarsi;
- mantenere ritmi ed orari regolari sia durante il giorno che per i pisolini ed il sonno notturno, instaurare dei rituali serali che creino un’associazione positiva con l’addormentamento.
a cura del Prof. Marco Angriman, Neuropsichiatra Infantile Esperto in Medicina del Sonno dell’Ospedale di Bolzano Azienda Sanitaria dell’Alto Adige