Quando, come e perchè affrontare un cesareo…
L’esperienza del parto cesareo è diventata negli ultimi decenni sempre più comune in Italia: seppur con differenze regionali, si stima che circa una donna su tre abbia dovuto affrontarla. Questo incremento è stato favorito dallo sviluppo delle tecniche di chirurgia, ma anche dai cambiamenti sociali che hanno reso la nascita sempre più medicalizzata.
Il Taglio cesareo (TC) dovrebbe essere concepito come una operazione di salvataggio, a cui ricorrere quando i parametri di salute di mamma e bambino fanno temere l’insorgere di complicanze. Come tutti gli interventi chirurgici, si dovrebbe praticare solo in caso di effettiva necessità, valutando il rapporto rischio-beneficio.
Le indicazioni possono essere valutate prima dell’insorgenza del travaglio: si parla allora di un parto cesareo programmato; ma può succedere che durante il travaglio insorgano imprevisti che vedano la necessità di un intervento chirurgico: si tratta, in questo caso, di un parto cesareo di emergenza.
Oggigiorno le indicazioni più comuni per procedere con un parto cesareo sono:
• presentazione podalica o trasversa: cioè quelle situazioni in cui il bimbo non si presenta con la testa in giù;
• sproporzione feto pelvica: quando il bimbo è diagnosticato troppo grande rispetto alle dimensioni del bacino della mamma. Questa è sempre difficile da riscontrare prima del travaglio di parto perché l’indicazione ecografica del peso è una stima passibile di errore ma soprattutto perché gli operatori sanitari hanno perso l’abitudine di eseguire la valutazione del bacino a termine di gravidanza fatto di misure oggettive e di esperienza sul campo;
• Placenta previa: quando la placenta si attacca in un posto non adatto e cioè si antepone fra il bambino e il collo dell’utero ostruendone il passaggio;
• distacco di placenta: situazione drammatica in cui la placenta si stacca prima del tempo e di conseguenza il bambino non può sopravvivere dentro l’utero;
• prolasso di funicolo: quando il cordone ombelicale scende nella vagina prima della testa del bambino e viene compresso in maniera da impedire l’afflusso di ossigeno;
• distocia dinamica o meccanica: si tratta di un intoppo della progressione del travaglio di parto dovuto a un’alterazione dell’attività contrattile uterina o dalla mancata progressione della parte presentata. Il medico valuta che il travaglio fa fatica ad andare avanti perché le contrazioni non sono molto efficaci, il bimbo non scende adeguatamente, la mamma è particolarmente stremata;
• pregresso TC: questa è la più controversa e la sua indicazione è soggetta a continue modificazioni dovute a studi e protocolli delle diverse strutture ospedaliere.
Succede, purtroppo con sempre maggior frequenza, che il timore per il rischio di complicanze induca i sanitari a ricorrere ad un TC troppo in fretta, anche quando vi siano ancora i margini per tentare altre manovre, e soprattutto senza che la mamma sia resa sufficientemente partecipe della decisione.
E’ importante tenere conto che il parto cesareo, specialmente quando viene effettuato d’urgenza, può incidere profondamente sulla donna, non solo fisicamente, ma anche psicologicamente.
Frequentemente le mamme che hanno subito questo intervento vivono il proprio parto come meno meritevole di stima, leggendolo come una sconfitta, una terribile delusione, un tradimento del proprio corpo, un’umiliazione, un venir meno della propria femminilità, una violenza subita. E spesso sono lasciate completamente sole a rielaborare tutto questo, o liquidate con espressioni tipo “l’importante è che stiate bene entrambi” o “dai che adesso puoi abbracciare il tuo bambino” o “pensa che poteva succedere qualcosa di grave”, che hanno l’effetto di accentuare ancora di più il dolore nella donna, che deve pure sentirsi in colpa di non sapere viversi l’arrivo del figlio come dovrebbero.
Per molte mamme è importantissimo poter capire il perché e confrontarsi con professionisti per evitare di pensare di non essere state “abbastanza brave“ per far nascere il proprio bambino: diventa fondamentale che venga data la possibilità di rileggere l’esperienza, indagandone i significati e offrendo l’opportunità di “far pace” con quanto vissuto, dando legittimità al dolore e alla rabbia.
Una donna cesarizzata, inoltre, va adeguatamente informata, fin da subito riguardo al fatto che l’allattamento, seppur con qualche fatica iniziale in più, può benissimo avviarsi, e che lei è assolutamente in grado di nutrire e curare il suo bambino, e in un secondo momento, riguardo alla possibilità di poter affrontare un parto naturale anche dopo un cesareo.
Cos’è il VBAC?
Il termine tecnico è Vaginal Birth After Cesarian. Non in tutte le strutture ospedaliere sono in grado di proporlo perchè è necessaria un’èquipe medica addestrata. È un parto diverso dagli altri, con campanelli di allarme un po’ più alti e di competenza medica e non solo ostetrica.
Si può essere candidati al VBAC solo con una gravidanza fisiologica, un feto normo peso, un pregresso taglio cesareo non dovuto a distocia dinamica o meccanica, e dopo che sia passato un lasso di tempo di almeno 18-24 mesi dal TC.
Soprattutto ci vuole una grande motivazione perché si tratta di un Travaglio di scelta monitorato costantemente e a volte ridiscusso. È come scegliere di rifare a piedi un percorso in montagna che precedentemente si era dovuto percorrere con una seggiovia! Sappiamo che il bello della fatica ci farà godere ancora di più il panorama, ma è tanto difficile scegliere di affrontarlo fino in fondo!
Accompagnare le donne a rileggere e dare dignità alla propria storia di parto, e offrire loro una nuova possibilità è una cosa a cui crediamo profondamente.
a cura di Michela Simonetto, psicologa e doula