I capricci, come bisogno di negoziazione
I capricci dicono sempre qualcosa di importante sulla relazione con il nostro bambino.
I Capricci hanno una natura relazionale: avete mai visto un bambino fare i capricci quando è solo? Perché nasca un capriccio, deve esserci la compresenza di un bambino e di un adulto.
I capricci hanno sempre due lati: quello manifesto, ovvero il futile motivo scatenante (“voglio un gioco” quando siamo al supermercato) ed uno inconsapevole ad entrambi, ma molto importante per comprendere come il bambino vede la relazione con noi.
Tre sono le aree di pensiero che scatenano il capriccio, viste dalla parte dei bambini: quella relativa all’amore, quella relativa al potere e quella relativa all’identità.
Uno dei motivi scatenanti i capricci è il bisogno di rassicurazione sull’amore dei genitori, che si può tradurre come: “Ho bisogno di un segno concreto del tuo amore per me, perché non sono sicuro che tu mi ami”.
Questo bisogno può dipendere dal fatto che il genitore in quel periodo è distratto da preoccupazioni o problemi propri, o è meno presente.
Può dipendere dall’arrivo di un fratellino o di una sorellina; o di una annunciata separazione tra genitori. In tutti i casi il bambino sente di dover mettere alla prova il genitore, per avere un segno concreto e reale del suo amore.
Il secondo e più complesso motivo per cui i bambini manifestano alcuni atteggiamenti realmente prepotenti è per segnalare che “non stiamo gestendo adeguatamente il nostro potere”.
Spesso si pensa, erroneamente, che la mancanza di regole sia per il bambino fonte di libertà creativa. Non c’è nulla di più sbagliato e spaventoso per un bambino dell’assenza di regole, perché esse sono quel contenitore al cui interno egli può sentirsi libero di muoversi e sperimentare in modo sicuro.
E’ un po’ come per noi adulti l’esigenza di segnali stradali chiari nel traffico caotico. Il bambino ha bisogno, per sentirsi protetto e amato, che l’adulto gli dica “No” e stabilisca delle regole con fermezza, chiarezza e soprattutto coerenza. D’altra parte, un eccesso di potere preclude al bambino ogni possibilità di riconoscere le proprie competenze e grado di autonomia, perciò è possibile che, prima di disperarsi del tutto, cerchi di “forzare” l’adulto con dei capricci che sottendono un: “Ho bisogno di sapere che ho anche un certo grado di autonomia da te”. “Ho bisogno di sapere se sei sufficientemente stabile e forte per prenderti cura di me”.
Per un bambino, rendersi conto che l’adulto di riferimento è totalmente in suo potere o non ha sufficiente forza di volontà per far fronte alla vita, è fonte di angoscia ed insicurezza, per cui dovrà calarsi giocoforza nella parte di quello “forte”, che impone il proprio volere. Ma, inevitabilmente, lo farà come può farlo un bambino, ossia assumendo atteggiamenti dispotici e dittatoriali, che rischiano addirittura di intimidire l’adulto insicuro, soprattutto se si sente per qualunque motivo in colpa verso di esso.
E’ del tutto normale che il bambino senta la necessità di essere riconosciuto dagli adulti che si occupano di lui, che riconoscano il valore dei suoi sentimenti, pensieri e desideri, senza deriderlo o sminuirlo. Tradotto potrebbe suonare come: “Ho bisogno di percepire me come soggetto della mia vita.” In questo caso il bisogno che sottende il capriccio è quello di essere “visto e riconosciuto” come persona.
E’ chiaro allora che il capriccio non è mai solo un capriccio, ma un’autentica manifestazione del bisogno di negoziazione relazionale.
I bambini hanno bisogno di essere ascoltati, anche e soprattutto quando sembra ci stiano dicendo delle cose improbabili, perché è li che avremmo accesso al loro mondo.
a cura di Desirée Cobianchi, Psicoterapeuta e mediatrice familiare