Separazione in corso… come gestirla limitando i danni

Non esistono separazioni “perfette”,
ma per amore dei figli, sono necessarie separazioni ben gestite.

Quando una coppia si separa, generalmente ha già alle spalle un periodo più o meno di lungo di tensioni, di incomprensioni, di litigi, che possono continuare ben oltre la separazione stessa. Ciò può determinare problemi psicologici nei figli, tanto che una famiglia integra ma conflittuale è più dannosa rispetto ad una situazione in cui la coppia genitoriale sia separata ma stabile e serena.

La separazione e la conflittualità attivano molteplici vissuti e fantasie nei bambini, che tendono a colpevolizzarsi, continuano a fantasticare la riunificazione dei genitori, restano idealmente legati alla precedente struttura familiare, ricordata come perfetta.
Tali vissuti e fantasie sono ulteriormente aggravati se vi sono tentativi di manipolazione da parte dei genitori o dei parenti per farli schierare.

Capita che nelle separazioni conflittuali i bambini siano strumentalizzati con un grave rischio di danno evolutivo.
Se, infatti, i bambini vengono coinvolti nel conflitto, possono reagire in modi diversi, in base a variabili individuali (età, sesso, personalità) e a variabili situazionali e relazionali (storia familiare, rete relazionale familiare, contesto sociale e culturale).
Così, vi sono bambini che implodono, manifestando chiusura e isolamento, regressioni nel comportamento, crollo scolastico, tic e rituali, lamento e attaccamento vischioso, rigido controllo o, al contrario, mancanza di controllo sfinterico (0-5 anni), difficoltà nel sonno e nell’alimentazione.
Alcuni bambini, invece, esplodono, manifestando gioco violento (distruzione di cose, crisi in caso di sconfitta, impeto e fisicità eccessive), aggressioni verso altri bambini, disobbedienza e intolleranza delle regole, crollo scolastico, tic e rituali molto intensi, difficoltà nel sonno e nell’alimentazione.
Altri bambini agiscono, ovvero spiano, si vendicano, prendono le distanze dall’altro genitore.
Si tratta di situazioni molto rischiose, in quanto implica uno scontro con un genitore e il mancato riconoscimento da parte dell’altro del danno perpetrato ai figli.
Altri ancora adottano un comportamento di evitamento: non rispondono, cioè, a domande sulle difficoltà presenti e passate o le negano, non ricordano mai niente di ciò che hanno fatto dall’altro genitore, in caso di eventi in cui vi è la compresenza dei genitori esprimono indifferenza per la cosa, si adeguano alle regole per evitare ulteriori discussioni (“figlio perfetto”).
E alcuni si trincerano nell’indifferenza, cercano di “farsi scivolare” le cose, ma questa indifferenza è “agita” e costa risorse.

Non è certo facile per un genitore gestire la separazione: si vivono emozioni simili a quelle che si provano nel lutto, per la perdita irreparabile e il dissolvimento di un progetto comune.
Tale lutto è ancor più complesso da elaborare se la separazione è “subita”, perché a decidere è stato un solo coniuge. La presenza dei figli complica certamente la situazione.

Ecco allora qualche consiglio per riuscire a gestire la separazione contenendo i danni ai bambini.
La prima cosa da fare è non lasciare mai i bambini nel dubbio del silenzio, ma dire loro ciò che sta accadendo, con spiegazioni chiare, semplici, adeguate all’età del bambino.
Non è necessario raccontare i dettagli, né far consultare gli atti di separazione.
Bisogna invece rassicurarli sulle conseguenze pratiche che la separazione porta nella loro vita quotidiana (dove trascorrono le loro giornate, quanto tempo passano con ciascuno dei genitori, dove si collocano i loro oggetti personali…)
E’ bene rassicurare i bambini del fatto che quello che sta accadendo non è colpa loro, e che mamma e papà continueranno tutti e due ad amarli per sempre. E lasciare sempre liberi i propri figli di amare entrambi i genitori. Non bisogna, cioè, metterli nella situazione di “scegliere” da che parte stare, di dovere decidere con chi e contro chi schierarsi.
Per questo non è mai un bene criticare l’altro, in presenza dei figli, giudicarlo in maniera pesante o offensiva, né fare commenti o allusioni a sue eventuali relazioni extraconiugali.
Se non si ha niente di buono da dire sull’ex partner è meglio non dire niente!
I figli hanno bisogno di mantenere integra l’immagine di mamma e papà.
E’ utile dedicare attenzione alle emozioni e ai comportamenti espressi dai bambini, le loro reazioni vanno accolte, comprese e consolate.
E lasciare a loro il tempo di elaborare: la comprensione emotiva richiede più tempo di quella intellettiva ed è più importante.

Necessario è anche dare dei limiti ai propri figli, delle regole, anche se verrebbe spontaneo concedere loro qualsiasi cosa perché ci si sente responsabili di ciò che stanno provando.
Non dare regole significa lasciare i bambini privi di guida, il che aumenta il rischio di comportamenti problematici; inoltre le regole rendono l’ambiente prevedibile, prevenendo sensazioni di disorientamento e di ansia.

Anche se si provano emozioni molto intense, come la rabbia, è bene che il genitore non si lasci guidare dal proprio stato d’animo e non manifesti in maniera intensa ed esasperata il proprio dolore, in quanto spaventerebbe i bambini.
Tra genitori è opportuno mantenere una relazione cooperativa, perché, se pur separati, dovranno continuare a svolgere insieme il compito di crescere i figli. Ecco perchè serve anche non scivolare in giochi di provocazioni e accuse reciproche, ma limitare i contatti con l’ex partner a poche questioni, sempre e solo riguardanti i figli. Sfogarsi con l’ex non può portare ad altro che ad incrementare il conflitto.

Se ci sono nuovi partner, è opportuno introdurli nella vita dei propri figli molto lentamente, poiché i bambini hanno bisogno di tempo per accettare. Se fare tutto questo da soli è troppo complesso o faticoso, si può chiedere aiuto ad un professionista; sarà di sicuro sostegno nel percorso di elaborazione e di accettazione del proprio dolore e di riconoscimento di ciò che di positivo un rapporto si porta con sé in termini di ricordi, di esperienze condivise, di emozioni.

RobertaMarangoni

 

a cura della dottoressa
Roberta Marangoni
Psicologa e Consulente del Tribunale

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