Tanto verde e grandi fontane
Ne “Le città invisibili” di Calvino, il viaggiatore e mercante veneziano Marco Polo dice al Gran Khan:
“Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.
CITTA’ A MISURA DI BAMBINO
La città infatti è la casa di una comunità ed è sempre in evoluzione, essa infatti non è solo l’insieme degli edifici, delle strade, dei servizi, ma è un organismo vivo, che si deve adattare alle esigenze di chi vi abita, per non spegnersi.
Allora per una volta pensiamo ai bambini, cosa chiedono loro? Come vorrebbero che fosse la loro città?
Così ho chiesto aiuto a due rappresentanti della categoria, i miei figli, lei di 5 e lui di 8 anni, e loro hanno disegnato; perché i bambini attraverso i segni e i colori raccontano storie libere.
I bambini, certo non hanno una visione d’insieme, ma sanno cogliere i dettagli e fare lunghe liste dei desideri.
Come era prevedibile il primo desiderio è di colore verde. Prati e alberi sotto i piedi, nel disegno di lei, ai lati della strada, in quello di lui. Certo per capire i bambini bisogna inginocchiarsi e ricordarsi che quando sei alto un metro e poco più il tuo rapporto con il terreno è ancora predominante e che il tuo sguardo ricerca il bello nel filo d’erba, nel particolare dell’insetto, nella sfumatura del fiore, nella trama della corteccia.
I bambini ricercano spontaneamente la condizione primigenia dell’uomo di stare a contatto con la natura.
Cosa può fare la città per contribuire ad una crescita più sana dei propri piccoli cittadini?
La risposta è semplice: aumentare il verde in città, ma attenzione: bisogna uscire dallo stereotipo dei “giardinetti”! Se un bambino potesse creare spazi verdi e parchi per sé e per i propri amici, certo metterebbe uno scivolo e le “giostrine” e vorrebbe anche un rettangolo di erba verde per correre e giocare con la palla, ma andrebbe oltre quello che gli adulti solitamente gli propongono.
Vorrebbe sentieri tra terreni erbosi, non prati all’inglese, ma fioriti e anche un po’ incolti; di quelli che non devi tagliare ogni 15 giorni, in cui i fiori sbocciano e possono accogliere api e farfalle.
Vorrebbe una fontana, ma non di quelle solo da guardare. Vorrebbe grandi spruzzi come quelli di Parc André-Citroën a Parigi tra cui poter giocare e rinfrescarsi nei giorni estivi, “come quelli di Piazza XX Settembre ma più grandi”.
Vorrebbe grandi alberi con appese altalene ai rami grossi, perché in estate fanno ombra e sotto ci si può giocare e sognare. Alberi che in autunno perdono le foglie, rosse e gialle, così quando cammini si sente “fruuush fruuush” e altalene appese ai rami grossi.
I bambini non chiedono prati sempre rasati e perfetti né aiuole all’italiana. A nessuno di loro salterebbe in mente di tagliare gli alberi perché “quando le foglie cadono sporcano dappertutto”, perché i bambini hanno innato il rispetto per il verde e convivono in armonia con la natura, accettandone ritmi e difetti.
PISTE CICLABILI
Il secondo desiderio è silenzioso e profumato o forse solo non puzzolente.
Certo per capirlo bisogna immedesimarsi in un bambino in bicicletta che ha le orecchie e la bocca poco sopra la marmitta, in una via di Rovigo, ad esempio via Mazzini. Se potesse il nostro piccolo cittadino eliminerebbe i parcheggi, per sostituirli con una pista ciclabile alberata sempre all’ombra d’estate, e andrebbe in piazza e tornerebbe pedalando in sicurezza e respirando meno smog, con la sua famiglia.
Se la nostra fosse un città pensata di più per ciclisti potremmo vedere in centro girare qualche mamma così, come la Principessa Mary di Danimarca, e in generale potremmo vedere molti più bambini andare a scuola al mattino da soli pedalando in sicurezza.
Desideri di bambini che, se si avverassero, farebbero molto bene ai più grandi e anche ai più vecchietti che potrebbero godere di una città più vivibile.
Se Rovigo si distinguesse per ecologia, mobilità sostenibile e servizi di qualità potrebbe essere un’attrattiva per le famiglie e perché no una città in cui essere più felici.
a cura di
Elena Lavezzo
architetto