Scout
Semel Scout Semper Scout (Scout una volta, Scout per sempre)
Si riconoscono tra mille: calzettoni alti, pantaloncini di velluto blu, camicia azzurra, fazzolettone colorato al collo ed un grande cappello di panno verde scuro. Sono gli scout.
Quella che indossano è la loro uniforme. Non un vestito qualunque, ma il distintivo di una scelta di vita. E si indossa completa solo dopo aver fatto la promessa, uno dei momenti più significativi dello scoutismo.
Era la fine del XIX secolo quando il generale inglese Lord Baden Powell diede forma alla sua proposta educativa. I principi su cui si basava erano 4: la formazione del carattere, il servizio al prossimo, la salute e la forza fisica, l’abilità manuale. Negli anni questi principi hanno trovato piena espressione all’interno di una prospettiva cristiana cattolica.
Formare il carattere – ci spiega Chiara Turolla, che insieme a Pietro Paganelli è responsabile di zona dell’Agesci, con il compito di coordinare le attività dei vari gruppi – significa aiutare il ragazzo a diventare pienamente autonomo, capace di discernere, di fare cioè scelte consapevoli e libere.
Servire il prossimo – aggiunge – significa mettersi a disposizione della comunità e del contesto nel quale si vive. Significa sviluppare sensibilità verso i più deboli e verso il creato. E significa anche adottare l’atteggiamento del mettersi in gioco sempre, senza resistenze, rinunciando alla logica del lamento e dello sconforto.
Occuparsi della salute e della forza fisica vuol dire educare ad una giusta e corretta alimentazione, al giusto movimento, al prendersi cura del proprio corpo non per narcisismo, ma perché è il dono più prezioso che Dio abbia fatto ad ogni uomo.
Sviluppare l’abilità manuale – puntualizza ancora Chiara Turolla – è come permettere ai ragazzi di acquisire piccole, grandi competenze per cavarsela in ogni situazione, per aiutare meglio, per valorizzare l’essenzialità contro ogni logica di spreco e consumismo.
Ecco che cos’è lo scoutismo: un’esperienza di vita dove conta più il fare del dire e dove la condivisione, il servizio, l’aiuto reciproco, il contatto diretto con la natura sono gli unici grandi maestri. Dove ogni piccola conquista del ragazzo si chiama preda o tappa ed è l’intera comunità a riconoscerla con una cerimonia.
Tutto è conquista, avventura, fantasia, metafora, gioco. Ma tutto è così tremendamente vero da far credere che lo scoutismo non sia una partentesi ricreativa nella vita di un ragazzo, ma un’esperienza tanto formativa da lasciare il segno nella sua vita e nelle sue scelte future. Insomma è come se le parole della promessa “con l’aiuto di Dio prometto sul mio onore di fare del mio meglio per migliorare me stesso, aiutare gli altri ed osservare la legge…” pronunciate all’inizio del percorso e sperimentate nella strada, rimanessero scolpite per sempre nel cuore… E allora “Semel scout, semper scout”.
Nella provincia di Rovigo i gruppi Scout sono 12. Tranne quello di Lendinara che fa capo agli Scout d’Europa, tutti gli altri sono parte dell’Agesci, associazione guide e scout cattolici italiani.
In Polesine gli scout sono 820, di loro
• 333 sono Lupetti di età compresa tra 8 e 12 anni • 289 gli Esploratori e le Guide dai 12 ai 16 anni • 198 i Rover e le Scolte dai 16 ai 21 anni • 193 i Capi in servizio
Il campo estivo è il momento conclusivo dell’attività annuale di ogni gruppo.
• Per i Lupetti si tratta di vivere una settimana d’avventura e di fantasia lontano da casa con Mowgli, Bagheera, Baloo, Kaa e gli altri protagonisti del libro della giungla di Kipling, testo che fa da ambientazione fantastica al percorso educativo • Per i ragazzi del reparto si tratta di un campeggio, quasi sempre in montagna, autogestito in cui tutto è costruito da zero e si dorme in tenda
• Per i rover e le scolte invece c’è la rute: zaino in spalla, scarponi allacciati, qualche cerotto per le vesciche e via… I momenti comuni a tutta la zona sono: la Caccia di Primavera per il Branco dei Lupetti; il San Giorgio per il reparto. Il Consiglio di Zona.