Tomeo e le margherite
“Corri Tomeo”, gridava Bino mentre insieme si dirigevano verso la cima della piccola salita che dominava i campi tutt’intorno. Le parole di Bino si scioglievano con il vento che trasportava suoni e pensieri lontano.
Il sole era già alto le nuvole erano sparite forse portate verso il mare da una forza leggera e costante che soffiava ormai da qualche ora.
Stavano entrambi seduti su un vecchio tronco e respiravano quell’ aria piena del sapore dei fiori di maggio.
Bino guardava lontano cercando qualcosa oltre l’orizzonte.
Forse voleva intravedere le montagne oltre le colline e le case.
Approfittando anche del cielo ripulito dalla tramontana, scrutava le case. E oltre le pareti immaginava le persone e le loro tante storiemisteriose .
Cercava con lo sguardo qualche persona amica, o qualche luogo familiare: il profilo del campanile con la sua punta arrotondata, il cortile di quella casa con i cavalli che correvano liberi.
A gatto Tomeo interessavano cose molto diverse dal suo padroncino.
L’orizzonte di Tomeo era infatti più basso, non cercava di vedere oltre, oltre quella piccola collina che sovrastava la campagna. Non c’erano mondi lontani da conoscere per Tomeo, posti nuovi da visitare o persone da conoscere. Non immaginava storie diverse. Il suo orizzonte era molto vicino. Ad interessarlo erano le piante che aveva di fronte, gli alberi con i rami pronti ad accoglierlo come rifugio o come semplice punto di osservazione.
Tomeo era un Gatto, attirato dalle cose che si muovevano. Il suo istinto di predatore lo portava a tuffarsi anche su una foglia che cadeva.
Tutto aveva un odore, un profumo. Tutto era una tempesta di stimoli da vivere.
Correva Tomeo, correva e oltre la salita, la discesa era una gioia. Alla fine della corsa si gettava su un tappeto soffice di erba e piccole margherite bianche mosse dal vento.
Tomeo era parte di questo mondo, della natura… Non voleva altro Tomeo. Aveva tutto.
“Niente preoccupazioni o desideri o malinconie per Tomeo – pensava Bino. – Quasi quasi lo invidio” .
Lo pensava, mentre appoggiava all’orecchio una profumata margherita.
“Io sono giovane, ho una vita davanti, ma a volte mi sembra di dover affrontare infinite salite, tanti sono gli obiettivi da raggiungere, le preoccupazioni, le paure di non riuscire. E così a testa china per la fatica mi perdo il piacere dei panorami”.
Bino guardava Tomeo correre nel prato di margherite. Tomeo, fermatosi un po’, osservava Bino e, salitogli in braccio, allungava il musetto per annusare la margherita all’orecchio.
Erano vicini. Bino, Tomeo e la margherita. Tre esistenze diverse, ma parti di un unico e grande creato.
Era capitato più volte a Bino di trovarsi così, muso a muso con il suo gatto Tomeo. Quel giorno però gli sembrava unico. Il muso di Tomeo proteso verso la margherita appoggiata al suo orecchio, gli parlava di cose che solo in quel momento capiva: era il profumo della primavera che dura un attimo, era l’energia di una corsa in discesa per atterrare su un tappeto d’erba, era la tenerezza della loro amicizia, era la gratitudine di quel giorno senza nuvole…
“Corriamo Tomeo – gridava Bino a squarcia gola – Corriamo”.
favola e illustrazioni di Alberto Cristini